HiroKyo, Prologo (con premessa)

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Nerissa
CAT_IMG Posted on 13/8/2009, 18:08 by: Nerissa





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Capitolo III
Due risvegli

Era mattino inoltrato, quando Kyo decise di alzarsi.
Tutto il suo corpo gridava di no e dovette fare appello alla parte più determinata di se per muoversi tra le lenzuola, un poco per volta.
Per un vampiro adulto, svegliarsi nel pieno del giorno era un sacrificio indicibile. Il potente raggio di luce che penetrava da una fessura tra le pesanti tende chiuse, la infastidiva anche attraverso le palpebre chiuse.
Il corpo di Hiro la teneva legata a se, con le gambe stringeva le sue, un braccio le circondava la vita e sentiva il lieve premere del mento dietro il suo orecchio. Il calore che le trasmetteva quel corpo, il desiderio di stare con Hiro le rendeva tutto tanto difficile da provare un vero e proprio dolore fisico all’idea di doverlo lasciare. E tuttavia, aveva deciso di farlo. Lo imponeva la sua “missione”..
Doveva affiancare Zero nella caccia di Level E, ma lui faceva sempre in modo di non farsi trovare, quando dovevano uscire insieme. Non aveva occasione di vederlo che quando venivano entrambi convocati dal Preside Cross che, puntualmente, era a Zero che consegnava la busta con l’ordine di esecuzione. Lui non gliela mostrava mai, né le rivolgeva la parola a meno che non vi fosse costretto dalle circostanze ed anche se lei gli proponeva un appuntamento e un luogo d’incontro finiva sempre che, per quanto cercasse di prevedere le sue mosse, Zero riuscisse a sfuggirle.
Kaname l’aveva avvisata che si sarebbe comportato così, e lei era troppo orgogliosa per lamentarsene con Kaien Cross. Non poteva iniziare a lagnarsi dalla primissima e più prevedibile difficoltà.
Si voltò lentamente nel letto, verso Hiro.
A guardarlo dormire, le sembrava di ritrovare nei suoi lineamenti il ragazzino di quella lontana sera d’estate, quando era ancora così spontaneo e innocente – così incredibilmente innocente nonostante la famiglia da cui provenisse. Crescendo, qualcosa della crudeltà vampira si era fatta strada in lui, ma questo non aveva mutato l’amore che Kyo provava per lui, non lo aveva nemmeno scalfito. Anche quando aveva potuto vedere con i propri occhi quella - no, non crudeltà, piuttosto spietatezza – che i vampiri prima o poi arrivano ad esprimere.
Sapeva, sentiva fortemente che il bambino di un tempo resisteva ancora, in buona parte dell’animo di quel giovane uomo, racchiusa in un corpo asciutto e forte, un corpo che attraversava lo spazio con movimenti eleganti, a loro modo, ma quel bambino conviveva con il potere che Hiro aveva in se e che, talvolta, soverchiava le sue intenzioni.
Hiro non era sicuramente malvagio. Ma, talvolta, la rabbia in lui era così forte da travalicare il suo autocontrollo. Se si sentiva minacciato o se si convinceva che lei fosse minacciata, non si limitava a difendersi, o a immobilizzare l’avversario, lo distruggeva, senza la minima esitazione. E senza il minimo rimpianto, dopo. Ma la cosa peggiore era che, in quell’istante, godeva nel farlo. Rispondeva alle provocazioni potenzialmente pericolose con reazioni sproporzionate, irreversibilmente distruttive.
Per questo, paradossalmente, Kyo aveva paura per lui. E il fatto che la considerasse l’unica cosa al mondo che contasse, in parte la intristiva, anche, perché per lei non era altrettanto.
- Il mio amante…- sussurrò sul volto di lui, in un moto di dolcezza.
Hiro emise un lungo sospiro e mosse appena la testa sul cuscino. Non aprì gli occhi, ma la strinse più forte a se.
- Non andare, ancora. – bisbigliò. – E’ troppo presto, hai riposato troppo poco…
- Se non vado, Kiryu si dileguerà di nuovo.. Non posso permetterglielo ancora una volta.
Hiro socchiuse gli occhi e, con le dita, le tirò indietro la frangetta, scoprendole la fronte.
- Se vuole fare il cacciatore solitario, lascialo perdere. Perché corrergli dietro quando così palesemente ti ignora? Tu fai quello che devi fare per conto tuo.
- Non è così semplice.
Hiro si schiarì la gola ed affondò la testa nel cuscino.
– Quel tipo è troppo pieno di sé, prima o poi qualcuno gli darà una lezione che non potrà dimenticare. – aggiunse, con un sospiro. – Lo dico per esperienza.
- Mi sembra che di lezioni ne abbia avute già parecchie, e durissime. – disse Kyo malinconicamente. – Lui si odia e soffre per quello che suo malgrado è diventato, e non vuole permettere a nessuno di avvicinarsi, per continuare ad odiarsi. Gli incarichi che gli affidano sono una sorta di compensazione, gli danno l’impressione che la sua esistenza possa comunque servire l’ideale in cui è stato cresciuto. Gli permette di credere ancora per qualche attimo di non essere ciò che vorrebbe distruggere. Talvolta ci si affeziona al proprio dolore, se ne ricava un senso, diventa quasi un valore in cui riconoscersi.
Hiro aprì completamente gli occhi, fissandola. Kyo non evitava mai il suo sguardo diretto. Mai.
- Avevo percepito, quella prima sera, che lo stavi sondando. Non eri abbastanza lontana per potermelo nascondere.
I suoi occhi brillarono mentre una mano le si avvolgeva intorno alla gola, stringendola appena.
- Stai molto attenta, Kyo. Quel ragazzo ci odia. Odia i vampiri ed è pronto a tutto per ucciderne quanti più ne può. Se è come dici tu, che abbia la vocazione del martire, e stia cercando di darle un senso, trovando un modo per sterminarci tutti, allora preferirei che gli stessi il più possibile lontana.
Kyo gli sorrise.
– Anche tu odi i vampiri, Nakada. Anche tu odi la tua stessa razza al punto che se un qualche evento apocalittico la facesse scomparire dalla faccia della terra ti esalteresti. Eppure sei un vampiro “doc”.
- Si.
Hiro appoggiò di nuovo la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, ritirando la sua mano dal collo di lei.
- Sono discendente da una dinastia di vampiri, le cui origini si perdono nell’oscurità dei secoli. Sono un vampiro nobile ed approfitto abbondantemente di tutti i poteri che il sangue mi ha portato, ma ho cercato, mi sono sforzato anche di essere un uomo, di vivere come un normale essere umano. E comprendo anche come delle cose che mi hai visto fare possano averti spaventata, in passato. Ma non ho mai fatto del male a nessun essere umano. Ed anche uccidere i Level E mi ripugna, perché so che non è loro colpa la condizione di pazzia in cui sono sprofondati e si trascinano. Non riesco a pensare alle loro esecuzioni come necessarie da parte nostra per risolvere un semplice problema di “pulizia”, del quale dobbiamo occuparci perché, dopotutto, prodotto dalla nostra razza. Quegli esseri sono stati qualcuno, un tempo, avevano delle emozioni, dei desideri. E’ orribile dover dare loro la caccia e ammazzarli come cani.
Fece una pausa e, con voce più profonda, disse:
- Tu, invece, li uccidi senza esitare, mai.
- Non è per crudeltà. E’ per compassione. – Rispose immediatamente lei.
Hiro ebbe una improvvisa illuminazione, si tirò su e si chinò su Kyo, appoggiandosi sulle braccia, ai lati della testa della ragazza.
- Ti hanno ordinato di stare alle costole di Zero per finirlo quando arriverà il momento. – Non era una domanda, ma una affermazione. Avvicinò ancora il viso a lei. – Per finirlo misericordiosamente. Ecco in che cosa consiste la tua “missione”.
Kyo non rispose. Non volle rispondere subito. Si limitò a ricambiare il suo sguardo.
- Tu lo uccideresti per molto meno. – replicò.
- Se ti minacciasse, in qualsiasi modo, non esiterei a staccargli la testa. Non sarebbe una motivazione irrilevante, sarebbe l’unica imprescindibile, per me. Per il resto, Zero Kyriu mi è indifferente.
Riconobbe Hiro senza alcun imbarazzo.
– Sì, potrei ucciderlo senza scrupoli, adesso, quando è ancora un vampiro a tutti gli effetti.
- Eppure, in questa fase tu non potresti ucciderlo senza diventare di fatto un assassino. Ma lo faresti, senza esitare, se toccasse o aggredisse qualcosa che ritieni tuo. Ma se e quando dovesse completare la sua trasformazione in un Level E, allora ti verrebbero gli scrupoli. Perché tu non potresti mai uccidere un essere che non ha più coscienza di se. – E’ anche per questo che ti amo, pensò Kyo, ma il suo sguardo rimase severo, e continuò:
- Io, invece, non avrei alcuno scrupolo, arrivati a quel punto. Lo farei perché so che è quello che lui vorrebbe. Mentre, anche se mi aggredisse, in questa fase, non riuscirei a reagire in modo tanto radicale da arrivare all’uccisione. Cercherei di immobilizzarlo, o di eludere lo scontro. Ma non riuscirei ad ucciderlo. Proprio perché so quanto poco tempo gli resti…
Hiro si sciolse dal suo abbraccio, tirandosi su, spostando il lenzuolo e sedendosi sulla sponda del letto, ormai del tutto sveglio. Lei si sollevò dietro di lui e lo abbracciò da dietro, appoggiando la guancia sulla sua schiena.
– Dici questo perchè Zero ti piace. Non è soltanto una questione di empatia. Ed anche Kaien Cross ti piace, perché sento che tieni alla sua stima, di più, sento che vuoi essere guardata da lui in un modo speciale. Di Kuran…- sentì le mani di lei stringergli appena le braccia. - …non parlo, perché a lui, in un modo o nell’altro, nostro malgrado, tutti noi vampiri siamo soggetti. Come a tutti gli altri, lui ci è imperscrutabile e, quindi, di riflesso, anche le tue sensazioni su di lui sono confuse e non posso decifrarle. Tuttavia…
Hiro continuò, come parlando tra se.
– Sapevo perfettamente che, inserendoti in questo acquario che chiamano collegio, avresti avuto modo di essere affascinata da personalità molto forti. Non potevo pretendere di conservare la stessa esclusività cui mi hai abituato in tutti questi anni, quando, per circostanze e per scelta, eravamo solo io e te. La cosa mi fa soffrire, ma posso controllarla…
Sospese la frase, fissando il vuoto, come se stesse cercando la conferma di quanto stava dicendo dentro di se.
- …sì, posso controllarla, posso accettare. Ma sono capace di controllarmi nei miei sentimenti che hanno a che fare con il mio desiderio di non perderti, non potrò mai riuscire a controllare il mio istinto di proteggerti. Lo capisci questo? Quello che sto cercando di dirti è che tu sei libera, non avrai mai bisogno di nascondermi le tue emozioni per altri uomini…compreso Zero Kyriu.
A questo punto, la sua voce si indurì.
- Ma lo faccio a pezzi, se soltanto prova a farti del male.
- Non mi farà del male. Non glielo permetterò. Non preoccuparti per me. – sussurrò Kyo.
- Quanto alle persone che ho conosciuto qui e che mi affascinano…sei tu l’uomo che desidero. E’ sempre stato così e così sarà per sempre. Te l’ho promesso.
- Le promesse…le promesse sono solo zavorre, non sono una certezza. Ho insistito che ti impegnassi con me, ma ero giovane e sciocco. Non posso in alcun modo obbligarti a provare la stessa dipendenza per me che provo io per te. Io…sono in trappola, lo sono sempre stato. Ma tu…te l’ho detto. Per quanto mi riguarda, sei libera.
- Hiro. – Kyo scivolò accanto a lui e si alzò dal letto, mettendoglisi di fronte. Il volto di lui era all’altezza del suo ventre nudo. Le mani di lei si infilarono sotto i suoi capelli ed attirarono la sua testa verso di se. – Non sono libera. Noi non ci potremo lasciare mai. Il tuo sangue scorre in me più di quanto il mio scorra in te. Sono stata io a chiuderti in trappola, quel pomeriggio lontano. Ma, proprio per questo, ti appartengo. Nessuno, niente potrà mai allontanarmi da te.

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Una pausa tra le lezioni. Zero, di solito, la trascorreva da solo, cercandosi un posto dove poter stare in pace, a non pensare a niente – quando gli riusciva. Uno dei posti più frequenti, era la piccola scuderia dove Lily lo accoglieva sempre nello stesso modo, nonostante la sua natura, ormai, fosse definitivamente cambiata. Avrebbe dovuto esserci la pausa pranzo, poi un paio d’ore di attività complementari, quindi di nuovo lezione. Ma lui non aveva fame. Da quando aveva assaggiato il sangue di Yuuki, il cibo, per lui, era divenuto un piacere, non un bisogno, ma un piacere effimero, cui poteva facilmente rinunciare. Altrettanto non poteva dire del sonno, e la sua doppia vita stava iniziando a creargli dei problemi, in questo senso, dal momento che dormiva troppo poco. Del resto, perché sprecare tempo a dormire? Forse gliene era rimasto così poco, ancora…tutto quello che desiderava, in quell’istante, era rilassarsi, solo questo…Prese senza pensarci la confezione di pasticche ematiche che portava sempre con se e ne buttò giù una mezza dozzina tutte insieme. Poi si gettò sulla paglia, chiudendo gli occhi ed aspettandosi che Lily venisse a strofinargli il muso sulla faccia, come faceva sempre. Invece percepì qualcos’altro. Una presenza diversa e, allo stesso tempo, familiare. I suoi gesti furono rapidissimi, la sua mano scattò ad afferrare quella dell’essere che gli si era avvicinato e, con minima forza, lo sbattè sulla paglia accanto a lui, salendogli sopra. Solo allora aprì gli occhi.
La persona che teneva immobilizzata per i polsi, inchiodata a terra e che lo guardava serenamente, era Kyo Mekane. Improvvisamente, divenne consapevole del suo profumo e, soprattutto, dei contorni dei suoi fianchi che teneva immobilizzati tra le gambe. E i suoi occhi, suo malgrado, individuarono immediatamente una vena in rilievo su quel lungo collo bianco e lasciato scoperto dai capelli corti.
Questa reazione dovuta al suo istinto di vampiro lo fece imbestialire.
Le strinse più forte i polsi, sperando di farle male, ma lei sbattè appena le ciglia, senza reagire. Allora le parlò.
- Questa volta sei stata fortunata. Ti avverto, non ce ne sarà una prossima. Stammi alla larga.
- Sai bene che non potrei, anche se volessi. – ribattè lei. – Anche io ho ricevuto un incarico ed anche io voglio condurlo al meglio, quindi abituati all’idea di dovermi avere tra i piedi.
- Ho sempre fatto questo lavoro da solo. Non mi serve l’aiuto di nessuno per portare a termine gli incarichi.
- Io non devo aiutare te. Ma è con te che devo lavorare. Questo è ciò che mi è stato ordinato, che ci è stato ordinato. Se hai delle rimostranze, falle a chi di dovere, ma non sperare di continuare ad evitarmi, perché non ci riuscirai più.
- Questo lo vedremo.
- Intanto, però – sussurrò lei, socchiudendo gli occhi – stai continuando a starmi addosso, immobilizzandomi. Credi sia necessario continuare a discutere stando così?
Lui tacque, ma allentò la presa. Bastò questo a Kyo per rialzarsi con uno scatto di reni ed invertire le loro posizioni. Adesso si ritrovava lei a cavalcioni di Zero, ma lui non reagì in alcun modo e lei non gli bloccò le braccia. Le sue coscie gli stringevano i fianchi in una morsa più forte di quanto si aspettasse, ma le mani di lei erano occupate a svolgere delicatamente un pezzo di carta – il mandato che avevano ricevuto e che, fino ad un istante prima, lui teneva in una tasca della divisa. Non cercò nemmeno di riprendergliela. La lasciò leggere in tutta calma e ne approfittò per osservarla. O meglio, non avrebbe potuto fare a meno di osservarla, dal momento che, di nuovo, qualcosa in lei lo attirava, esigeva la sua attenzione. Più si sentiva attratto da questa giovane vampira e più si sentiva spinto a trattarla male, a tenerla a distanza. Ma stava cominciando a capire qualcosa di inquietante, e cioè che veramente, da adesso in poi, non gli sarebbe stato più possibile sfuggirle.
Kyo sollevò gli occhi e gli sorrise, mentre lentamente ripiegava il foglio.
- Bene. Adesso, finalmente, so che cosa dobbiamo fare per oggi.
- Ora che hai letto, toglimiti di dosso, o dovrò farti male sul serio.
- Io non credo che ci riusciresti. – disse lei, con sicurezza. – E poi mi piace restare così. Non abbiamo ancora finito di parlare.
- Io credo di sì.
- Io credo di no. – e gli strinse ancora più forte i fianchi con le coscie, questa volta facendogli male. Zero strinse i denti.
Gli occhi di lei, improvvisamente, iniziarono a scurirsi e lui si rese conto di essere completamente immobilizzato. Zero cercò con tutte le sue forze di muoversi, ma riuscì appena ad agitare le dita delle mani, a girare il collo. Maledizione, aveva perso la sua occasione! Lei sorrise di nuovo, scoprendo i suoi denti bianchissimi. Le sue mani si posarono sul suo petto e scostarono i lembi della giacca della divisa. Gli sciolsero del tutto la cravatta già in gran parte allentata, gli sbottonarono i bottoni della camicia, fino allo stomaco, sempre molto lentamente. Le sue mani gli scoprirono la pelle pallida del petto e del ventre e vi si posarono sopra, all’altezza del cuore, per poi iniziare ad accarezzarlo. Zero emise un sospiro involontario.
- Ascoltami bene, Kyriu Zero. – sussurò lei, a bassa voce, continuando ad accarezzarlo.
- Anche se non mi è stato detto esplicitamente di farlo, ci sono delle cose che devi sapere, una volta per tutte. Che devi accettare. Il nostro rapporto comincerà da qui.
Le sue dita all’inizio lo eccitarono poi iniziarono a fargli un altro effetto. Sentì che gli stavano trasmettendo di nuovo quella strana sensazione sedativa che gli rilassava i muscoli, allentava il nodo del suo dolore continuo. Quelle piccole dita che guardava muoversi con sapienza sulla sua pelle sembrava riuscissero ad entrare anche sotto di essa, ad intrufolarsi nel suo organismo seminando il benessere che portavano con loro, fino a toccargli l’animo, quasi.
Fu con estremo sforzo che lui parlò di nuovo.
- Non mi fiderò mai di quello che dice un vampiro.
- Di me ti fiderai, Zero. Perché io mi fido di te.
- Non sai quello che dici.
- Io so quello che sento e quello che sento mi dice che posso fidarmi di te. E so che, anche senza immobilizzarti in questo modo, tu non mi faresti del male.
- Ti sbagli. Io vi vorrei uccidere tutti.
- Questo è quello che vuoi credere, e lo posso capire. Ma quello che devi metterti in testa è che il resto del mondo si muove autonomamente a dispetto di quello che vuole credere Kyriu Zero. Nel resto del mondo ci sono talmente tanti vampiri che non ti basterebbero sette vite per sterminarli tutti, non è vero?
Le unghie di lei affondarono leggermente sul suo petto, senza ferirlo, ma eccitandolo di nuovo. Era completamente in sua balia e, con quelle unghie, lei gli avrebbe potuto strappare il cuore senza alcuno sforzo.
- E poi, sei sicuro, sei veramente sicuro che sarebbe giusto, ucciderci tutti indiscriminatamente? Tu, adesso, sei un vampiro come me. Dovresti capire qualcosa di più della nostra natura…
- E’ una natura bestiale! Lo pensavo quando ero ancora un essere umano e lo penso adesso che sono stato trasformato in vampiro. Una condizione vergognosa…
Kyo si chinò su di lui, non lasciandolo con gli occhi, avvicinò il suo viso così tanto che potè sentire il suo respiro sulle labbra, mentre sussurrava:
- Sì, siamo delle bestie. Tutti lo siamo, uomini e vampiri. Noi lo siamo un po’ di più, per alcune cose. Per il desiderio di questo…
e gli morse leggermente un labbro, dal quale uscì appena una goccia di sangue, che la sua lingua subito leccò. - …ma, per altre, siamo anche più umani degli umani.
- Stronzate!
- …per l’amore, ad esempio.
- L’amore!!! Non sai veramente di che parli!!!
- Sì, per l’amore. Quando un vampiro ama, lo fa in modo assoluto. Quando desidera, desidera fino a stare malissimo.
La sua bocca scese a cercare il collo di Zero ma, inaspettatamente, non lo morse. Kyo gli posò dolcemente le labbra sulla pelle e le premette appena. E, improvvisamente, Zero si sentì libero di muoversi, di nuovo completamente padrone del suo corpo e non solo, di un corpo che gli sembrava più in forma di quanto era al mattino, pieno di fresca energia.
Kyo si sollevò lentamente da lui, appoggiando di nuovo le mani sul suo petto, ma, questa volta, per sostenersi. I suoi occhi erano chiusi e il suo volto tirato, come se avesse appena compiuto uno sforzo terribile. E Zero intuì che, quanto pochi istanti prima la ragazza poteva essere pericolosa, adesso era invece assolutamente indifesa.
Rapido sollevò le braccia e le avvolse la gola con entrambe le mani. Lei non reagì, non avrebbe potuto. Era letteralmente priva di forze.
- Potrei strangolarti in un istante.
Lei schiuse appena gli occhi e rispose debolmente.
- Ma non lo farai, Zero.
- Perché non dovrei?
- Te l’ho detto. Perché io mi fido di te. Altrimenti non ti avrei passato tutta la mia energia per farti stare meglio, per poi ritrovarmi come un giocattolo nelle tue mani, come adesso.
- Sei stata solo una stupida.
- E allora, fallo. Credimi, per come sto ora, basterà appena una lieve pressione, non ti costerà il minimo sforzo. Non durerà a lungo, quindi è una splendida occasione. Fallo, Zero. Uccidimi. Ci sarà un vampiro in meno sulla terra. Se è questo quello che vuoi, fallo.
Riprese fiato, la sua voce era diventata quasi un rantolo, il suo corpo era completamente abbandonato, il busto era ancora tenuto dritto solo perché tutto il peso era ora sostenuto dalle braccia e dalle mani di Zero strette attorno al suo collo.
E Zero Kyriu si sentì improvvisamente privo d’odio.
In verità, in quel momento cominciò a provare orrore di se stesso. Quella vampira non stava fingendo, gli aveva veramente trasmesso, con il suo potere, il linimento al suo dolore, esattamente come gli aveva detto che avrebbe potuto fare il primo giorno che si erano conosciuti.
Lasciò il suo collo e prima che il corpo gli cadesse addosso, la prese per la schiena e la vita e la posò delicatamente sulla paglia. Lei sembrava stesse respirando con estrema difficoltà. Senza stare a pensarci, fu lui, questa volta, ad allungare le mani verso la sua uniforme bianca, ed a slacciarle la giacca e poi i primi due bottoni della camicetta sottostante. Vide la sua pelle bianchissima ed i suoi occhi colsero di nuovo la vena palpitante, invitante. Sentì un’ondata di desiderio, la voglia di morderla, assalirlo. Sapeva che i suoi occhi erano diventati rossi, ma poi notò il sudore che le bagnava la fronte e riprese il controllo di sé.
- Perché hai rischiato così, con me?
Le chiese.
- Perché…volevo…che tu ti fidassi di me. – rispose lei, faticosamente.
Rimase a fissarla per alcuni altri istanti. Poi sollevò una mano e gliela passò sulla fronte, detergendole il sudore.
- Non so se voglio fidarmi di te.
Disse, sinceramente, lui.
- Comunque, almeno per una cosa, mi hai convinto. Appena ti sarai ripresa, andremo insieme a cercare quel Level E per giustiziarlo.
- E non mi costringerai più a venirti a cercare?
- No. Rispetterò le consegne. Ma non chiedermi altro.
Kyo aprì gli occhi, stava iniziando a riprendere forza. Si sollevò sugli avanbracci.
- Non avevo nient’altro da chiederti.
Disse.
 
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