Daniel, la storia di un vampiro che s'innamora di 1 umana(NON è la scopiazzatura di Twilight!!&#

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Aphrodithe
CAT_IMG Posted on 9/6/2009, 17:48 by: Aphrodithe




Ecco la seconda parte =)

Verso l’una di notte decise di agire. Era tardi e forse Salome stava già dormendo, ma doveva assolutamente scoprire cosa li accomunava. Velocemente attraversò la strada, così in fretta che nessuno lo vide, e ricomparve davanti al palazzo. Vi girò attorno, cercando di decidere da dove entrare. Era tutto chiuso tranne una piccola finestra dall’altro lato del palazzo, quella del bagno. Si arrampicò sul muro senza far rumore e s’infilò nell’apertura. Il bagno era piccolino, ma non microscopico. Nell’appartamento regnava il silenzio. Uscì piano dal bagno, seguendo l’odore di Salome, ora più vicino che mai. Appena fuori dal bagno, girò a sinistra e se la trovò davanti, stesa nel suo letto. Stava dormendo, come aveva previsto. Si avvicinò al letto e la osservò da vicino. I capelli le coprivano metà volto e respirava con la bocca. Leggendole nel pensiero, riuscì a entrare nei suoi sogni: stava passeggiando in un bosco, di notte. Era un sogno assolutamente banale, di cui il mattino non si sarebbe nemmeno ricordata. Si sedette accanto a lei e le spostò i capelli da un lato. La ragazza sussultò e aprì gli occhi. Quello Daniel non l’aveva previsto e si alzò velocemente, così che Salome nemmeno lo vide, e si nascose dietro al muro. La sentì alzarsi a sedere e guardarsi intorno. Pochi attimi dopo, però, si stese di nuovo e riprese il sonno. Daniel tirò un sospiro di sollievo: se lo avesse scoperto, sarebbero stati guai. Appena fu sicuro che dormisse di nuovo, si avvicinò di nuovo a lei e si risedette sul letto. Rimase ad esplorare la sua mente per l’intera notte. Se ne andò solo all’alba, quando anche le persone nell’altra stanza cominciarono a svegliarsi.
Raggiunse casa sua in una decina di minuti e trovò Rose, infuriata, ad attenderlo.
“Non avevi detto che ci avresti messo tutto questo tempo!”-esclamò, appena lui rientrò.
“Scusa, ma ho passato la notte ad esplorare la sua mente... è parecchio interessante...”
“Mi spieghi cos’avrebbe di interessante una stupida mente umana?!”
“Non lo so... lo sto ancora scoprendo...”
“Vuol dire che non hai ancora finito di...”
“No, non ho ancora finito di leggerle i pensieri... sono parecchi per una mente così giovane...”
“Smettila.”-ringhiò la ragazza.
“Va bene, va bene... starò zitto.” Entrò in camera sua e si cambiò in fretta. Rose rimase a guardarlo accigliata sulla soglia.
“Ma insomma Rose!- s’innervosì dopo un po’ lui.-La smetti di fare la gelosa? Sei davvero insopportabile.”
“Anche tu sei insopportabile quando te la fai con le altre!” Lui sbuffò sonoramente e la oltrepassò.
“Scoperto qualcosa di nuovo?”-gli domandò Seline, appena lo vide.
“Assolutamente niente... non riesco ancora capire cos’è che ci lega...”
“Ti ha mai sfiorato l’idea che potrebbe essere solo una caso?!”-sbottò Rose alle sue spalle.
“In tutti questi anni di esistenza ho imparato a non dare niente per scontato.”
“Sei assolutamente imbecille. Invece di startene per fatti tuoi, continui a fare l’eroe.”
“Ma di quale eroe stai parlando?!”
“Fatti i fatti tuoi, almeno una volta. Lascia stare quella ragazza e cerca di non farti riconoscere per quello che sei.”
“Forse in un altro caso ti avrei ascoltata, Rose, ma non stavolta. Voglio indagare, finalmente che nella mia vita succede qualcosa di veramente interessante.”
“Adesso basta, ragazzi.-li interruppe Seline, quando Rose stava per ribattere di nuovo.-Finite di prepararvi e andate a scuola.” I due annuirono, ma Rose non sembrava voler cedere facilmente. Perciò Daniel uscì di casa in anticipo e si diresse a scuola a piedi. Camminando a velocità umana la raggiunse in mezz’ora: era assolutamente la stessa cosa che in autobus. Sospirò: non si sarebbe mai abituato a quella vita noiosa.
Entrò in classe prima di tutti e occupò di nuovo il posto isolato del giorno prima. I suoi compagni di classe giunsero qualche minuto più tardi, ciarlando tranquillamente. Come avrebbe voluto non avere tutte le preoccupazioni che aveva e di essere come loro anche solo per poco. Sospirò e cominciò a tirare fuori i libri. L’odore di Salome lo raggiunse prima ancora che facesse in tempo a entrare. Quando la ragazza comparve insieme alla compagna di banco, cominciò a fissarla. Lei non parve accorgersene, cosa che lo deluse ancora, senza un valido motivo. Aprì il libro d’inglese annoiato a morte: era americano, che cavolo, a che diamine gli serviva studiare ancora quella lingua?! Il giorno prima, la professoressa – una donna alquanto strana – lo aveva bombardato di domande, così come la madre lingua, un’altra insegnante, americana come lui. Fece velocemente gli esercizi che il giorno prima erano stati assegnati e che lui non aveva fatto perché troppo occupato a tenere calma Rose. Finì in meno di due minuti e rimise la matita sul banco. Che noia! Pensò, sconsolato. Salome sussultò e si prese di nuovo la testa fra le mani.
“Ancora mal di testa?”-le domandò l’amica. Lei annuì e si sedette.
“Salo- le disse in quel momento un’altra compagna.-Penso che il nuovo arrivato ti stia fissando.”
“E perché dovrebbe?”-domandò lei a bassa voce.
“Non so... a quanto pare gli piaci.”-la ragazza sorrise, ma questo non cambiò i pensieri di Salome.
“Sì, certo, proprio io: in tutta una classe composta dal novanta per cento da ragazze, quello guarderebbe proprio me?!”
“Madò, Salome, un po’ di autostima in più non ti farebbe male!”-esclamò la compagna di banco.
“Oh, be’, non mi risulta molto facile rafforzare la mia autostima sapendo di essere arrivata ultima alla classifica delle più carine della classe!”-ribattè lei, sarcastica.
“Non dire idiozie... era solo una cretinata, quello che ha fatto Mirko!”
“Cretinata o no, comunque l’ha fatto.”
E tu lo ascolti pure?! La voce di Daniel era rabbiosa. Fu a quel punto che Salome cominciò a capire. Si voltò a guardarlo, affondando gli occhi nocciola nei suoi rossi. Solo una domanda le turbinava in mente: Chi sei? Scosse la testa piano. Non posso spiegartelo adesso. Rispose. Stavolta la ragazza non sussultò più, ma la confusione non si fece attendere. E quando allora? domandò. Mai. Salome gli rivolse uno sguardo interrogativo, per poi girare la testa. Allora smettila di tormentarmi. Disse. Io non ti sto tormentando. Non lo so nemmeno io che diavolo sta succedendo. La ragazza inarcò un sopraciglio e scosse la testa, per poi cominciare a parlare con la compagna di banco, la quale non si era accorta di quella conversazione accaduta in poco più di un secondo. Daniel continuò, invece, a guardarla. Com’era possibile che lei non fosse terrorizzata da lui? Ho letto troppo libri fantasy per avere ancora paura di certe cose. La risposta arrivò all’istante. Fu il turno di Daniel alzare un sopraciglio. Non ti fanno paura i mostri quindi? Chiese acido. Dovrebbero? Fu la battuta che ne seguì. Forse. Se sapessi davvero di cosa è capace di fare un vero mostro, forse ne avresti paura. Borbottò in mente. Salome scosse la testa impercettibilmente. Ma per favore. Avendo paura davanti ad un mostro non mi salverebbe di certo! Daniel non seppe più cosa dirle e si zittì. La sua mente, però, continuava a lavorare furiosa. Aveva creduto che Salome sarebbe rimasta terrorizzata dal pensiero che qualcuno potesse leggerle nella mente e invece ne era perfino... affascinata. Non vedo l’ora di dirlo a Dana... stava pensando in quel momento. No! ruggì lui. Non dirai niente a nessuno! Lei tornò a guardarlo. E perché non dovrei?
Perché questa cosa deve rimanere segreta.
Forse per te, ma per me no.
Ti prenderebbero per pazza.
Forse gli altri sì, ma non Dana.
E chi sarebbe Dana?
A te che importa?
Curiosità...
Da quando i mostri sono curiosi?
Mi consideri un mostro adesso?
Forse... sbaglio o l’hai detto tu stesso di esserlo?
Molto spiritosa, davvero.
Ah, ah.
Perché stiamo litigando?
E lo domandi a me? Sei tu quello che ha cominciato questa stupida discussione.
Comunque, dimentica quello che è successo e non farne parola con nessuno.
Non sono cose che si dimenticano in fretta, lo sai? Non è molto comune incontrare un... essere che ti leggere nella mente...
Essere?! Adesso sono pure un essere?! Prima un mostro e adesso...
Ehi, ehi, calmati. Dimmi cosa sei e ti chiamerò così!
Guarda che non sono nato ieri!
Ma di che parli?
Pensi davvero che non sappia quello che vuoi? Ma devo darti una delusione perché non ti confesserò cosa sono.
Ah, quindi adesso sei una... cosa?
Non ho mai detto di essere un essere umano...
Non credi di parlare un po’ troppo adesso? Sbaglio o non potevi dirmi chi o cosa eri?
Sei furba, vedo... Salome sbuffò e ricominciò a parlare con la compagna. La professoressa entrò in quel momento, interrompendo definitivamente quella conversazione.
Salome non vedeva l’ora di tornare a casa e di chiamare Dana, che, al novantanove percento, le avrebbe detto che si era comprata un nuovo libro, o un nuovo videogame, o qualcos’altro riguardante cartoni giapponesi.
Ma allora perché la vuoi chiamare, se ti annoierà?
Perché lei è strana quanto me, se non più, e di sicuro mi starà a sentire!
Ma perché vuoi parlarle, non ti capisco!
È una mia amica, le voglio bene! A me sembra più che valido come motivo!
A me no... va bene, ho capito che vi volete bene, ma questo non vuol dire che non ti prenderà per pazza!
Non lo saprò mai, se non provo.
Tu sei pazza.
Lo so.
Wow. Che alta considerazione hai delle tue cellule mentali.
Lascia stare le mie cellule mentali, per favore. Loro non c’entrano con questa discussione!
Stai scherzando spero!
È normale: sarò anche pazza, ma non sono completamente demente!
Ah no?
Anche tu adesso ti metti a prendermi in giro?! Non bastava la gente che conosco, adesso anche gli sconosciuti lo fanno!
Io sarei uno sconosciuto per te?
Scusami: ci conosciamo da due giorni, non possiamo essere definiti due grandi amici!
Sì, ma non siamo degli sconosciuti.
E invece sì: io non so niente di te!
Ma io sì. Salome lo guardò storto.
Tu sei un caso particolare. Di solito ci vuole parecchio tempo a scoprire veramente chi sono... e ancora oggi ho qualche dubbio che qualcuno l’abbia capito.
Guarda che nemmeno io sono ancora riuscito a comprenderti... non riesco ancora a capire perché ti consideri poco più di niente.
Questi saranno affari miei.
Non credi che ormai gli affari tuoi sono anche miei? Ti ricordo che non posso impedirmi di leggerti i pensieri! Daniel fu incenerito da un’altra occhiataccia.
Lasciami in pace.
Se non fossi così coinvolto dalla tua mente, lo farei...
Mi spieghi cos’ha la mia mente di così... interessante?
Il fatto che riesce a interagire con la mia.
Oltre?
Non lo so: devo ancora scoprirlo.
E se io non fossi d’accordo? Se io non volessi che tu leggessi nella mia mente?
Mi spiace, ma non posso fare altrimenti: è una cosa involontaria.
Provaci almeno.
Ti sembra facile?
Non ho detto che sia facile, ma dato che non vuoi svelarmi fino in fondo chi sei, allora non mi sembra giusto che invece tu posso entrare ed uscire dalla mia mente ogni volta che vuoi.
Nessuno ti ha mai detto che niente nella vita è giusto?
Lo dici alla persona sbagliata amico, ed ora, se mi faresti il favore di non rispondere ad ogni pensiero che faccio sulle mie amiche e sulla mia vita...
Cercherò di farlo...
Salome sospirò piano e continuò a seguire la lezione.
Le ore passarono lentamente e il suono della campanella dopo l’ultim’ora fu per Daniel una liberazione.
Prese lo zaino e se ne andò, turbato. Sentiva che c’era un guaio in vista. Si allontanò velocemente da Salome: conosceva il nome del guaio a cui stava andando incontro: Rose.
Appena fuori scuola subito la vide: era l’unica ragazza di tutto l’istituto ad avere i capelli rosso acceso e gli occhi rosso sangue, ad essere seduta su una moto nera...ed essere guardata da tutti i ragazzi dell’istituto.
E poi tu dovresti essere gelosa quando tutti i ragazzi guardano solo te!
Già, e tutte le ragazze guardano solo te!
Rose sorrise sarcastica e , appena gli fu vicino, gli passò il casco, mettendosi il suo.
Allora?le chiese lui, sospettoso, mentre montava sulla moto.
Allora cosa?
Perché sei venuta a prendermi?
Bah, mi sentivo di buon’umore, dopo aver fatto fuggire la professoressa di latino...
Hai fatto fuggire la tua professoressa?!?
Sisi!
E ne sei pure orgogliosa?!?
Non dovrei?
No!
Bah, secondo Dana ora sono l’eroina della classe!
Questa Dana ha una cattiva influenza su di te!
E tu hai ancora flirtato con la tua compagna di classe?
Rose, è l’ultima volta che te lo dico: io non sono interessato a Salome!
Ah, ora la marmocchia ha pure un nome! Era gelosa e Daniel sospirò.
Smettila, ti prego! Io desidero solo e soltanto te e se Seline non ci avesse trasformati ci saremmo sposati il giorno dopo. Lo sai bene!
Lo so ma...ho paura che tu possa...possa amarla.
Rose...tu sei la ragazza che io ho sempre desiderato, e sto parlando di quando ti ho conosciuta da umano, e non da quando ci siamo svegliati vampiri.
Apri il cancello.
Il ragazzo scese dalla moto, togliendosi il casco,e andò ad aprire il cancello.
Dopo aver messo la moto nel garage- accanto ad un suv gigantesco- entrarono in casa.
“Bentornati”- il sussurro di Seline, proveniente dalla biblioteca, fu sentito dai due.
“Grazie”- Daniel posò lo zaino vicino l’entrata, mentre Rose corse in camera sua, sbattendo la porta.
“Cos’è successo?”- Seline lo aveva raggiunto.
“Niente...”
“Daniel, dimmi la verità”
“Abbiamo litigato...”- Daniel le spiego cos’era successo.
“Lo sai perché era così arrabbiata stamattina? Stava aspettando il tuo ritorno in modo da andare a caccia insieme. E dire il nome della ragazza è stato per lei un trauma. Devi capirla, lei si sente tradita”
“Cosa posso fare?- Daniel si lasciò cadere sul divano- ormai è già tanto che mi guarda in faccia!”
“Daniel, prova a non parlare più di tu sai chi ed a passare più tempo con lei”- la soluzione di Seline sembrava così semplice...e allo stesso tempo così complicata.
Rose...il ragazzo la chiamò mentalmente.
Che vuoi?!?Rose era infuriata.
Perdonami...
Perché dovrei farlo? I pensieri di Dana erano giusti: voi ragazzi siete solo bravi a farci soffrire!
Ti prego!
È facile dirlo nel pensiero, ma vieni a dirmelo in faccia!
Rose...
Se non vieni io andrò da Cecil e mi alleerò con lui!
No! Non farlo!
Allora dimmele in faccia queste tue care parole!
Daniel si alzò e andò da Rose, che stava nella sua camera.
Appena entrò sentì il suo sguardo penetrante e infuriato posarsi su di lui.
“Allora?”
“Rose, ti prego, ti prego, perdonami!”- il ragazzo sperò che cedesse alle sue suppliche, ma non fu così. Rose si girò, dandogli le spalle, e guardò nel vuoto.
“Lo sai quali sono le parole che voglio sentire dalle tue labbra”- già, Daniel lo sapeva fin troppo bene quali erano.
“Non possiamo scendere a compromessi?”- lui tentò di avvicinarsi, ma il ringhio di Rose lo fece arretrare.
“Quali compromessi?”
“Una settimana si ed una no io vado da lei...”
“No! Io voglio che tu non vada più da lei!”
“Rose...io voglio capire cosa ci accomuna!”
“Già, ma lo fai di notte!”
“Rose! Io non ti sostituirei mai con un’altra!”
Già, ma la notte preferisci stare con lei piuttosto che con me! il ragazzo sentì il pensiero di Rose e si rattristì.
“La discussione è sul fatto che io trascorro la notte da lei?”
“Si...”- Daniel le si avvicinò.
“Rose. Ti prego, non dire sciocchezze simili. Non ti tradirei mai. Ti amo troppo per farlo e poi... mi sentirei troppo in colpa”- Daniel abbassò lo sguardo e notò delle piccole macchie rosse sul pavimento.
“Hai pianto?”- la ragazza annuì debolmente e si avvicinò a lui lentamente.
“Mi dispiace per aver dubitato di te.”-Rose si avvicinò a lui e appoggiò la testa sul suo petto.
Dopo che si fu calmata Daniel le chiese:
“Com’è la ragazza con cui puoi parlare nel pensiero?”
“Ah, Dana?- Rose si staccò da Daniel e si sedette sul letto, imitata dal ragazzo- è una ragazza abbastanza riservata. Per lo più i suoi pensieri sono: odio mia madre, voglio uccidere mia madre, voglio andare da Salome...”
“Salome?!? Lei conosce Salome?!?”
“Certo, è la sua migliore...”
“Salome è la ragazza di cui tu sei gelosa”
“Bene, posso convincere Dana ad ucciderla!”
“Rose...”
“D’accordo, d’accordo, non lo farò! Ma tu non avvicinare le tue labbra alle sue, altrimenti...”
“Rose, smettila!”
“Sì, sì, va bene...” La ragazza si stese sul letto e Daniel la raggiunse.
“Ti amo...”-le sussurrò all’orecchio.
“Lo so.-rispose lei e si voltò per baciarlo.-Ma stasera dobbiamo andare a caccia, Daniel, altrimenti finirò con l’uccidere la professoressa di latino.”
“Non l’hai già terrorizzata quella povera donna?!”
“Povera un corno... è una vipera!”
“Va bene, va bene... stasera si va a caccia.”- disse, poi la baciò.
 
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