Daniel, la storia di un vampiro che s'innamora di 1 umana(NON è la scopiazzatura di Twilight!!&#

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CAT_IMG Posted on 1/6/2009, 15:50
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Daniel entrò nell’aula in silenzio. Era ancora di malumore per via della separazione da Rose e poiché la sera prima non era riuscita ad andare a cacciare per saziare la loro sete. Rose era più assetata che mai e c’era il pericolo che aggredisse qualcuno. Rabbrividì al pensiero e cercò di scacciarlo, mentre si andava a sedere vicino a un banco solitario. La classe si stava radunando lentamente. La prima ad avvicinarsi fu una ragazzina sui quattordici anni. Lo guardò con gli occhi dolci e gli sorrise:
“Ciao... sei il ragazzo nuovo vero tu?”
“Sì.”-rispose lui brusco.
“Ah... io sono Martina... qual è il tuo nome?”
“Daniel.”
“Piacere Daniel...”-la ragazzina gli tese la mano, ma lui non la accettò.
“Non sei molto socievole, vedo...”
“Infatti.” Martina lo guardò indignata e si voltò. Daniel sospirò, appena si allontanò. Meno interagiva con gli umani e meglio era. Rose non sarebbe stata molto felice di sapere che flirtava con altre. Gli venne da sorridere al pensiero. Prese lo zaino e tirò fuori i libri. La prima lezione era francese, lingua che sapeva più che perfettamente. Sospirò: si sarebbe annoiato a morte. Due minuti più tardi, la classe si era riempita. Non si curò nemmeno degli sguardi curiosi che gli lanciavano gli altri e si concentrò sull’insegnante: una donna sulla mezza età, minuta e con i capelli grigi tagliati corti. La donna cominciò a parlare e a fare l’appello. Fu solo alla fine che si accorse di lui. Il ragazzo si presentò agli altri, per poi tornare ad isolarsi. La lezione passò lentamente. L’argomento del giorno era l’imminente arrivo dei un gruppo di studenti francesi. Discussero delle cose più stupide, a partire da “cosa mangiassero i francesi per colazione” fino ad arrivare a “con quali mezzi sarebbero arrivati”. Quando la campanella suonò la fine della lezione, tirò un sospiro di sollievo. La classe si sparpagliò per l’aula e fu allora che la vide. Era seduta al suo banco e, a differenze delle altre ventiquattro ragazze della classe, non guardava lui ma parlava con uno dei suoi pochi compagni di classe maschi. Era una ragazza assolutamente normale, con i capelli di un castano molto scuro, quasi nero, e gli occhi un po’ più chiari. Ma quello che attirò la sua attenzione non fu tanto il suo aspetto fisico, ma il fatto che sentiva attorno a lei qualcosa di strano. Gli ci volle un po’ per capire che le loro menti erano... compatibili. La osservò più attentamente e riuscì persino a leggere quello che stava pensando. Quand’è che finisce questa giornata?! All’inizio ne fu intimorito: com’era possibile che un essere umano fosse così “vicina” a lui. Da quando era stato creato, le uniche persone con cui aveva avuto un contatto mentale erano state Rose, Seline e Cecil. Con quella ragazza, invece, era riuscito a entrare in contatto senza che lui avesse fatto niente. Ma la ragazza non si era accorta di quell’intrusione nella sua mente e continuava a parlare con l’amico.
“Salome, ti prego: la prossima volta mettiti gli occhiali!”-stava dicendo quello.
“E perché dovrei? Finalmente che ho le lentine!”-rispose lei
“Perché più copri la tua faccia e meglio è...”
“Oh, grazie... ma che gentile!”-la ragazza fece finta di essersi offesa, ma continuò a ridere. Era brava a nascondere i propri sentimenti. Nessuno in quella classe sapeva che la battuta l’aveva, in realtà, ferita. A Daniel venne l’impulso di rinfacciarlo in faccia al demente che la prendeva in giro. Ma Salome continuò a parlare con lui, allegra come prima. La chiacchierata fra i due fu interrotta dalla professoressa che entrava. La donna – sempre che si potesse definire donna - raggiunse la cattedra e si sedette, aprendo il registro. Ed ecco di nuovo l’appello. A Daniel quasi sfuggì un gemito per la noia. Anche lei lo vide solo alla fine e gli chiese della sua scuola precedente e di cosa avesse studiato fino ad allora nella stupida materia che insegnava: scienze della terra. Finita la presentazione, il ragazzo tornò a guardare Salome. Era seduta accanto alla compagna – una ragazza con capelli neri e ricci, tirati indietro in una coda di cavallo, con la pelle leggermente scura e gli occhiali – e parlava a voce bassa con lei. Affilò l’udito per sentire di cosa parlassero, ma si accorse, forse con un filo di delusione, che la discussione non riguardava lui, che era l’argomento di cui discuteva l’intero mondo femminile dell’aula. La ragazza stava parlando di un certo concerto in cui lei faceva la parte solista. Stava dicendo che era stato davvero bello perché non aveva fatto una figuraccia. Non riuscendo a capire, decise di esplorare la sua mente. Fu così che scoprì come mai non lo degnava di uno sguardo: era assolutamente convinta di non avere nessuna speranza con lui. Scoprì che prima, quando il compagno di classe l’aveva presa in giro, lei non se n’era presa perché si era offesa, ma perché credeva che avesse ragione. Scosse la testa. Che stupidaggine! Tu non sei brutta. All’improvviso Salome si fermò di scatto e si guardò intorno.
“Cosa c’è?”-le domandò la compagna di banco.
“Ho sentito delle voci...”-rispose lei confusa.
“Oh, be’, benvenuta nuova Giovanna D’Arco!”-la prese in giro l’altra.
“Spiritosa!” Salome le diede una gomitata. Le due ragazze ricominciarono a parlare. Daniel la guardò ancora più sconvolto. Come’era possibile che potesse sentirlo?! Cercò di trovare una spiegazione plausibile, ma non riuscì a capirne nulla. La lezione proseguì lenta e noiosa come quella precedente. La professoressa interrogò un paio di ragazzi, che infine rispedì a posto esaurita. Quando suonò la campanella, si alzò lentamente e lasciò la classe. A quel punto, anche gli alunni si sparpagliarono di nuovo. Salome si diresse verso alcune sue compagne di classe dall’altro lato della classe, che naturalmente guardavano lui.
“Ehi, raga, ci siete?”-domandò lei, cercando di farle riprendere.
“Eh?”-domandarono le due in coro, girandosi a guardarle.
“Ma cosa vi prende a tutti oggi?! Siete tutte imbambolate a fissare il nuovo arrivato!”
“Non dirmi che non piace anche a te!”-esclamò una delle due, a voce forse un po’ troppo alta. Infatti, nel giro di due banchi tutti si girarono a guardare Salome.
“Anche se mi piacesse sarebbe inutile starci dietro: secondo me uno come lui non mi guarderebbe nemmeno!”
Invece ti sbagli... Salome sussultò e si prese la testa fra le mani.
“Ehi, che ti succede?”-domandò la compagna, preoccupata.
“Ehm... no... no... niente... mal di testa improvviso...”-balbettò lei.
“Forse è meglio se ti siedi...”
“No, no, sto bene... forse ho bisogno di un po’ d’aria...” Salome si allontanò e si diresse alla finestra. L’aria fredda le scompigliò i capelli sciolti e lei inspirò profondamente. Daniel fece appena in tempo a trattenere il respiro, che l’odore della ragazza lo circondò. Cercò di non respirarla nemmeno un po’, ma l’aria ormai profumava. Era abituato ad essere circondato da odore umano, ma sapeva resistere. Quello, però, era uno degli odori più deliziosi che avesse mai sentito. Si alzò all’improvviso e le si avvicinò. Solo quando le toccò una spalla, lei si accorse di lui. Si voltò e sussultò.
“Ciao.”-disse lui, sorridendo piano.
“Ehm... ciao...”-rispose lei incerta.
“Tu sei Salome, giusto? L’alunna straniera...”
“Una delle alunne straniere: ne siamo due...”
“Ah, giusto... tu e quella Jessica, vero?”
“Sì.”
“Comunque, adesso siamo in tre: io vengo dall’America...”
“Ah... l’avevo intuito...”
“Da cosa?”
“Non sembri italiano... cioè, sei biondo, occhi rossi... non sono molti gli italiano così... anzi, a dire il vero non ho mai visto una persona con gli occhi rossi...”
“Non ti piacciono?”
“Non ho detto questo...”
Daniel stava per aprire bocca, ma all’improvviso la professoressa di fisica entrò nell’aula.
“Tutti seduti.”-disse e raggiunse la cattedra. La classe obbedì all’istante e Salome si allontanò dalla finestra, ritornando al suo posto. Daniel si sedette al banco isolato di prima continuando a fissarla. Lei si concentrò sulla lezione e non lo degnò nemmeno di un pensiero. Strano... In quel momento, Salome sussultò di nuovo e si guardò nuovamente intorno, con gli occhi pieni di confusione. Ma cosa succede?! si domandò. Vorrei scoprirlo tanto anch’io... le rispose lui mentalmente. A quel punto, la ragazza lo fissò con lo sguardo sconvolto e scattò in piedi.
“Professoressa, posso uscire per favore?”-domandò con voce tremante.
“Sì, ma cosa succede?”-rispose la donna.
“No, niente professoressa... non mi sento molto bene e vorrei uscire...”
“D’accordo.” La ragazza si diresse verso la porta e uscì agitata. Tornò solo dopo una decina di minuti, appena più tranquilla. Ritornò al suo posto e si abbandonò allo schienale della sedia.
“Stai bene?”-le domandò la compagna di banco. Lei annuì, ma non rispose. Era molto pallida e tremava leggermente, così piano che solo lui se ne poteva accorgere. La lezione finì ancor più lentamente della precedente e fu così per il resto della giornata. Salome non si mosse più dal suo banco, sostenendo di non sentirsi bene e nemmeno lui le si avvicinò. Quando alle due suonò la campanella della fine delle lezioni, scattò in piedi e si diresse di gran fretta alla porta, seguita a ruota dalla compagna di banco. Daniel si alzò e uscì a sua volta dall’aula. Ma prima che potessero uscire dall’istituto la perse di vista. Salì di fretta la salita che lo avrebbe portato alla fermata dell’autobus quando sentì un brivido percorrergli la schiena e l’immagine di una Rose infuriata gli apparve davanti.
“Oh, merda.”- imprecò. Aveva visto altre volte Rose in quello stato e non era un bel vedere. Aumentò la velocità del passo. Per fortuna l’autobus non lo fece aspettare e raggiunse casa in una mezz’ora. Non fece in tempo ad aprire la porta, che Rose cominciò a ringhiargli contro.
“Era questa la bella vita che volevate?!”-gli domandò, inferocita.
“Calmati, Rose, per favore!”
“Calmarmi?! Sono costretta a stare in mezzo ad un branco di umani senza un briciolo di sale in zucca ad annoiarmi, mentre potrei impiegare il mio tempo a fare qualcosa di più interessante e tu mi dici di calmarmi?!”
“Non tutti gli umani sono senza cervello, perché tu lo sappia.”
“Oh, certo, ci sono i cervelloni... che confrontati a noi sono come poppanti!”
“Non intendevo i cervelloni... ma gente normale.”
“Che vuoi dire?”- l’ira di Rose si placò appena.
“Che oggi ho scoperto di poter leggere nella mente di un’umana... e che lei può leggere nella mia.” La ragazza rimase a guardarlo a bocca spalancata.
“Che coincidenza...”-mormorò, invece, Seline, dall’altro lato della stanza.
“Cosa?”-domandò Daniel, spostando il suo sguardo sulla donna bionda.
“A Rose è successa la stessa cosa... con una compagna di classe.”
“Anche a te, quindi...”
“Già, il fatto è che era la ragazza che avevo mandato quasi a quel paese dei minuti prima!”- Rose, arrabbiata, salì in camera sua.
“È tanto che non abbia ucciso quella ragazzina...”- disse Seline, avvicinandosi.
Lui abbassò la testa e sospirò.
“Vorrei aiutarla ma non posso. Non posso non farla soffrire per la sete, sono inutile...”
“Non sei inutile. È vero, non puoi farla soffrire, ma puoi alleviare il suo dolore, anche se in parte, ma lo puoi fare. Anche lei cerca di calmarti quando hai troppa sete, e lo sai cosa succede in quei giorni.”
Già, per ricordarselo bastava che guardasse le quasi invisibili cicatrici che le aveva fatto per sentirsi in colpa, anche se lei diceva che non era niente e sviava il discorso.
“Ci proverò”- anche lui salì, per andare a calmare Rose.
“Rose...”- sussurrò, dalla porta della stanza, ma così piano che quasi nessuno l’avrebbe sentito.
“Che vuoi?”- la ragazza stava sopra al letto, con le ginocchia strette al petto. Daniel notò un piumino distrutto a terra.
“Posso entrare?”
“Fai come vuoi!- il ragazzo, dopo essersi chiuso la porta dietro di se, si sedette vicino a lei e l’abbracciò - lasciami!” Rose cercò di divincolarsi, ma non ci riuscì.
“No, non ti lascerò finchè non ti sarai calmata!”
“Sprechi solo il tuo tempo!”- Daniel, allora, la prese e la fece stendere, bloccandola sotto di se. Lei lo guardò furente, ma non disse niente.
“Forse così non sarà del tutto tempo sprecato...”-le baciò il collo, e la sentì rabbrividire.
“Lasciami, dai!”
“No, te l’ho detto”- il ragazzo la baciò. Lei cercò di respingerlo, senza successo.
“Smettila! Non riuscirai nel tuo intento”
“Ah, no?”
“Da quando tutta questa voglia di un contatto fisico con qualcuno?”
“Non con qualcuno, ma con te!”
“Non ne ho voglia, Daniel...” Ma il ragazzo la zittì con un altro bacio. Rose cercò di ringhiare, ma il suono che le uscì fu di piacere e non di rabbia. A quel punto si abbandonò a Daniel, facendo che fosse lui a guidarla.
Rimasero nel letto per tutto il pomeriggio ma verso sera Daniel si alzò e cominciò a vestirsi.
“Dove vai?”-gli chiese Rose, mettendosi a sedere.
“Devo controllare una cosa...”
“Cioè?”
“Niente di importante...” Gli occhi di Rose divennero due fessure.
“Cosa mi nascondi?”
“Niente, lo sai che sarebbe impossibile avere dei segreti fra di noi!” La ragazza continuò a scrutarlo dubbiosa. All’improvviso, comprese.
“Vai a trovare quella ragazza?!”-domandò, forse con un filo di gelosia nella voce limpida. A Daniel venne da sorridere.
“Sì, ma non per il motivo che pensi tu. Voglio solo capire cos’è che ci accomuna.”
“E perché mai dovresti volerlo?!”
“Rose, in tutti questi secoli di vita non abbiamo mai incontrato persone capaci di leggere i nostri pensieri, mentre all’improvviso ne incontriamo due insieme. Dovremmo cogliere l’occasione e indagare, no?” Il bel volto della ragazza si rabbuiò.
“Io non ci trovo niente d’interessante nella mocciosa che ho conosciuto oggi a scuola...”
“Non ci trovi niente d’interessante solo perché non vuoi farlo.”
“Forse hai ragione, ma questo non cambia le cose. Comunque non m’interessa.” Daniel sospirò.
“Forse a te non interessa, ma a me sì e se non ti dispiace vorrei andare a controllare.”
“E se mi dispiacesse? Se io non fossi d’accordo?” Il ragazzo la guardò con un sopraciglio alzato.
“Fai così solo perché si tratta di una ragazza...”
“Anche piuttosto carina, da quello che ho capito!”
“Sì, forse... faresti lo stesso se fosse un maschio?”
“Non lo so...”
“Uffa, Rose! Credevo che in tutti questi anni ti fossi convinta che voglio solo te... anche se questo non significa che io non possa apprezzare anche altre persone.”
“Altre ragazze...”-brontolò lei. Daniel le diede un veloce bacio e fece per uscire dalla camera.
“Aspetta!-gli gridò contro lei. Il ragazzo si fermò e la guardò.-Vai a controllare adesso?!”
“Perché no?”
“Non puoi farlo a scuola?”
“Pensi che parlare di cose delicate come questa sia opportuno in un luogo pubblico?”
“Be’... potresti farlo fuori scuola no?”
“Rose smettila di dire cretinate. Lo sai anche tu che è meglio farlo lontano da orecchie indiscrete!” La ragazza sbuffò contrariata.
“Ci vediamo dopo.”-le disse lui, ma non ricevette che un grugnito di risposta. Il ragazzo uscì dalla camera e avvertì Seline della sua destinazione, cosa che naturalmente la donna già sapeva. Non gli disse niente, solo di fare attenzione a non farsi scoprire.
Daniel uscì dalla villa e s’incamminò per strada, raggiungendo il porto di Pozzuoli in una ventina di minuti. Doveva ancora scoprire dove abitasse Salome. Cercò di fiutare il suo odore nell’aria, ma non ebbe risultati. Così, nascosto nell’ombra dei palazzi, corse fino alla sua scuola, da dove riprese le ricerche. Non gli ci volle molto per trovarlo: era il sangue con il miglior odore dell’intero istituto. Lo seguì e raggiunse ben presto il quartiere in cui abitava la ragazza. Era un posto assolutamente normale, molto tranquillo e vicino alla scuola. Il sole era già tramontato, ma nel parco c’erano ancora delle persone. Li oltrepassò senza degnarli di uno sguardo, cosa che purtroppo non fu ricambiata: una ragazza alta e grassa, con capelli scuri e una frangetta che le nascondeva mezza faccia, gli fece gli occhi dolci e lo salutò con una mano. Lui naturalmente non rispose, cosa che però non la dissuase dal disturbarlo.
“Scusa cerchi qualcuno?”-domandò. Aveva una voce davvero irritante, di chi non si fa mai i fatti suoi, sempre alla ricerca di nuovi pettegolezzi.
“Sì, ma ce la faccio anche da solo.”-rispose scortese. La ragazza lo guardò storto.
“Scusa, ti volevo solo aiutare...”-replicò. Daniel non la calcolò più, continuando a seguire la traccia di Salome. Questa lo portò alla base di un palazzo. Guardò velocemente il citofono e scoprì che Salome abitava al secondo piano. Adesso sapeva dove cercarla quella sera. Fece dietrofront e riattraversò il quartiere.
“Hai trovato quello che cercavi?”-gli domandò la ragazzi di prima, ma lui non rispose.
“Che maleducato!”-gli urlò a quel punto contro. Daniel si fermò e si voltò a guardarla.
“Maleducato, io? Chi è che non si fa i fatti suoi?”-sbottò sarcastico.
“Io volevo solo aiutarti.”
“Nessuno ti aveva chiesto nulla.” La ragazza rimase di stucco. Poi alzò le spalle, continuando a guardarlo ammaliata.
“Comunque sei un maleducato.”
“Sì, come vuoi.” A quel punto, Daniel si voltò e la lasciò impalata davanti ad una macchina a guardarlo allontanarsi. Uscì dal quartiere e cominciò a guardarsi intorno: avrebbe dovuto trovare un posto dove passare il resto della sera, finché non fosse stato abbastanza tardi da potersi intrufolare in casa di Salome.
Cominciò a camminare per la città senza una meta precisa. Girovagò in quel modo finché non di stufò e si sedette su una panchina, sempre nei pressi del quartiere della ragazza.

Edited by thepurebloodprincess - 17/1/2010, 15:15
 
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Sixi XP
CAT_IMG Posted on 8/6/2009, 19:09




è stupendaaaaaa!!!!! *-* voglio leggere assolutamente il continuo, è davvero troppo interessante! :*love*:
 
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Aphrodithe
CAT_IMG Posted on 9/6/2009, 17:48




Ecco la seconda parte =)

Verso l’una di notte decise di agire. Era tardi e forse Salome stava già dormendo, ma doveva assolutamente scoprire cosa li accomunava. Velocemente attraversò la strada, così in fretta che nessuno lo vide, e ricomparve davanti al palazzo. Vi girò attorno, cercando di decidere da dove entrare. Era tutto chiuso tranne una piccola finestra dall’altro lato del palazzo, quella del bagno. Si arrampicò sul muro senza far rumore e s’infilò nell’apertura. Il bagno era piccolino, ma non microscopico. Nell’appartamento regnava il silenzio. Uscì piano dal bagno, seguendo l’odore di Salome, ora più vicino che mai. Appena fuori dal bagno, girò a sinistra e se la trovò davanti, stesa nel suo letto. Stava dormendo, come aveva previsto. Si avvicinò al letto e la osservò da vicino. I capelli le coprivano metà volto e respirava con la bocca. Leggendole nel pensiero, riuscì a entrare nei suoi sogni: stava passeggiando in un bosco, di notte. Era un sogno assolutamente banale, di cui il mattino non si sarebbe nemmeno ricordata. Si sedette accanto a lei e le spostò i capelli da un lato. La ragazza sussultò e aprì gli occhi. Quello Daniel non l’aveva previsto e si alzò velocemente, così che Salome nemmeno lo vide, e si nascose dietro al muro. La sentì alzarsi a sedere e guardarsi intorno. Pochi attimi dopo, però, si stese di nuovo e riprese il sonno. Daniel tirò un sospiro di sollievo: se lo avesse scoperto, sarebbero stati guai. Appena fu sicuro che dormisse di nuovo, si avvicinò di nuovo a lei e si risedette sul letto. Rimase ad esplorare la sua mente per l’intera notte. Se ne andò solo all’alba, quando anche le persone nell’altra stanza cominciarono a svegliarsi.
Raggiunse casa sua in una decina di minuti e trovò Rose, infuriata, ad attenderlo.
“Non avevi detto che ci avresti messo tutto questo tempo!”-esclamò, appena lui rientrò.
“Scusa, ma ho passato la notte ad esplorare la sua mente... è parecchio interessante...”
“Mi spieghi cos’avrebbe di interessante una stupida mente umana?!”
“Non lo so... lo sto ancora scoprendo...”
“Vuol dire che non hai ancora finito di...”
“No, non ho ancora finito di leggerle i pensieri... sono parecchi per una mente così giovane...”
“Smettila.”-ringhiò la ragazza.
“Va bene, va bene... starò zitto.” Entrò in camera sua e si cambiò in fretta. Rose rimase a guardarlo accigliata sulla soglia.
“Ma insomma Rose!- s’innervosì dopo un po’ lui.-La smetti di fare la gelosa? Sei davvero insopportabile.”
“Anche tu sei insopportabile quando te la fai con le altre!” Lui sbuffò sonoramente e la oltrepassò.
“Scoperto qualcosa di nuovo?”-gli domandò Seline, appena lo vide.
“Assolutamente niente... non riesco ancora capire cos’è che ci lega...”
“Ti ha mai sfiorato l’idea che potrebbe essere solo una caso?!”-sbottò Rose alle sue spalle.
“In tutti questi anni di esistenza ho imparato a non dare niente per scontato.”
“Sei assolutamente imbecille. Invece di startene per fatti tuoi, continui a fare l’eroe.”
“Ma di quale eroe stai parlando?!”
“Fatti i fatti tuoi, almeno una volta. Lascia stare quella ragazza e cerca di non farti riconoscere per quello che sei.”
“Forse in un altro caso ti avrei ascoltata, Rose, ma non stavolta. Voglio indagare, finalmente che nella mia vita succede qualcosa di veramente interessante.”
“Adesso basta, ragazzi.-li interruppe Seline, quando Rose stava per ribattere di nuovo.-Finite di prepararvi e andate a scuola.” I due annuirono, ma Rose non sembrava voler cedere facilmente. Perciò Daniel uscì di casa in anticipo e si diresse a scuola a piedi. Camminando a velocità umana la raggiunse in mezz’ora: era assolutamente la stessa cosa che in autobus. Sospirò: non si sarebbe mai abituato a quella vita noiosa.
Entrò in classe prima di tutti e occupò di nuovo il posto isolato del giorno prima. I suoi compagni di classe giunsero qualche minuto più tardi, ciarlando tranquillamente. Come avrebbe voluto non avere tutte le preoccupazioni che aveva e di essere come loro anche solo per poco. Sospirò e cominciò a tirare fuori i libri. L’odore di Salome lo raggiunse prima ancora che facesse in tempo a entrare. Quando la ragazza comparve insieme alla compagna di banco, cominciò a fissarla. Lei non parve accorgersene, cosa che lo deluse ancora, senza un valido motivo. Aprì il libro d’inglese annoiato a morte: era americano, che cavolo, a che diamine gli serviva studiare ancora quella lingua?! Il giorno prima, la professoressa – una donna alquanto strana – lo aveva bombardato di domande, così come la madre lingua, un’altra insegnante, americana come lui. Fece velocemente gli esercizi che il giorno prima erano stati assegnati e che lui non aveva fatto perché troppo occupato a tenere calma Rose. Finì in meno di due minuti e rimise la matita sul banco. Che noia! Pensò, sconsolato. Salome sussultò e si prese di nuovo la testa fra le mani.
“Ancora mal di testa?”-le domandò l’amica. Lei annuì e si sedette.
“Salo- le disse in quel momento un’altra compagna.-Penso che il nuovo arrivato ti stia fissando.”
“E perché dovrebbe?”-domandò lei a bassa voce.
“Non so... a quanto pare gli piaci.”-la ragazza sorrise, ma questo non cambiò i pensieri di Salome.
“Sì, certo, proprio io: in tutta una classe composta dal novanta per cento da ragazze, quello guarderebbe proprio me?!”
“Madò, Salome, un po’ di autostima in più non ti farebbe male!”-esclamò la compagna di banco.
“Oh, be’, non mi risulta molto facile rafforzare la mia autostima sapendo di essere arrivata ultima alla classifica delle più carine della classe!”-ribattè lei, sarcastica.
“Non dire idiozie... era solo una cretinata, quello che ha fatto Mirko!”
“Cretinata o no, comunque l’ha fatto.”
E tu lo ascolti pure?! La voce di Daniel era rabbiosa. Fu a quel punto che Salome cominciò a capire. Si voltò a guardarlo, affondando gli occhi nocciola nei suoi rossi. Solo una domanda le turbinava in mente: Chi sei? Scosse la testa piano. Non posso spiegartelo adesso. Rispose. Stavolta la ragazza non sussultò più, ma la confusione non si fece attendere. E quando allora? domandò. Mai. Salome gli rivolse uno sguardo interrogativo, per poi girare la testa. Allora smettila di tormentarmi. Disse. Io non ti sto tormentando. Non lo so nemmeno io che diavolo sta succedendo. La ragazza inarcò un sopraciglio e scosse la testa, per poi cominciare a parlare con la compagna di banco, la quale non si era accorta di quella conversazione accaduta in poco più di un secondo. Daniel continuò, invece, a guardarla. Com’era possibile che lei non fosse terrorizzata da lui? Ho letto troppo libri fantasy per avere ancora paura di certe cose. La risposta arrivò all’istante. Fu il turno di Daniel alzare un sopraciglio. Non ti fanno paura i mostri quindi? Chiese acido. Dovrebbero? Fu la battuta che ne seguì. Forse. Se sapessi davvero di cosa è capace di fare un vero mostro, forse ne avresti paura. Borbottò in mente. Salome scosse la testa impercettibilmente. Ma per favore. Avendo paura davanti ad un mostro non mi salverebbe di certo! Daniel non seppe più cosa dirle e si zittì. La sua mente, però, continuava a lavorare furiosa. Aveva creduto che Salome sarebbe rimasta terrorizzata dal pensiero che qualcuno potesse leggerle nella mente e invece ne era perfino... affascinata. Non vedo l’ora di dirlo a Dana... stava pensando in quel momento. No! ruggì lui. Non dirai niente a nessuno! Lei tornò a guardarlo. E perché non dovrei?
Perché questa cosa deve rimanere segreta.
Forse per te, ma per me no.
Ti prenderebbero per pazza.
Forse gli altri sì, ma non Dana.
E chi sarebbe Dana?
A te che importa?
Curiosità...
Da quando i mostri sono curiosi?
Mi consideri un mostro adesso?
Forse... sbaglio o l’hai detto tu stesso di esserlo?
Molto spiritosa, davvero.
Ah, ah.
Perché stiamo litigando?
E lo domandi a me? Sei tu quello che ha cominciato questa stupida discussione.
Comunque, dimentica quello che è successo e non farne parola con nessuno.
Non sono cose che si dimenticano in fretta, lo sai? Non è molto comune incontrare un... essere che ti leggere nella mente...
Essere?! Adesso sono pure un essere?! Prima un mostro e adesso...
Ehi, ehi, calmati. Dimmi cosa sei e ti chiamerò così!
Guarda che non sono nato ieri!
Ma di che parli?
Pensi davvero che non sappia quello che vuoi? Ma devo darti una delusione perché non ti confesserò cosa sono.
Ah, quindi adesso sei una... cosa?
Non ho mai detto di essere un essere umano...
Non credi di parlare un po’ troppo adesso? Sbaglio o non potevi dirmi chi o cosa eri?
Sei furba, vedo... Salome sbuffò e ricominciò a parlare con la compagna. La professoressa entrò in quel momento, interrompendo definitivamente quella conversazione.
Salome non vedeva l’ora di tornare a casa e di chiamare Dana, che, al novantanove percento, le avrebbe detto che si era comprata un nuovo libro, o un nuovo videogame, o qualcos’altro riguardante cartoni giapponesi.
Ma allora perché la vuoi chiamare, se ti annoierà?
Perché lei è strana quanto me, se non più, e di sicuro mi starà a sentire!
Ma perché vuoi parlarle, non ti capisco!
È una mia amica, le voglio bene! A me sembra più che valido come motivo!
A me no... va bene, ho capito che vi volete bene, ma questo non vuol dire che non ti prenderà per pazza!
Non lo saprò mai, se non provo.
Tu sei pazza.
Lo so.
Wow. Che alta considerazione hai delle tue cellule mentali.
Lascia stare le mie cellule mentali, per favore. Loro non c’entrano con questa discussione!
Stai scherzando spero!
È normale: sarò anche pazza, ma non sono completamente demente!
Ah no?
Anche tu adesso ti metti a prendermi in giro?! Non bastava la gente che conosco, adesso anche gli sconosciuti lo fanno!
Io sarei uno sconosciuto per te?
Scusami: ci conosciamo da due giorni, non possiamo essere definiti due grandi amici!
Sì, ma non siamo degli sconosciuti.
E invece sì: io non so niente di te!
Ma io sì. Salome lo guardò storto.
Tu sei un caso particolare. Di solito ci vuole parecchio tempo a scoprire veramente chi sono... e ancora oggi ho qualche dubbio che qualcuno l’abbia capito.
Guarda che nemmeno io sono ancora riuscito a comprenderti... non riesco ancora a capire perché ti consideri poco più di niente.
Questi saranno affari miei.
Non credi che ormai gli affari tuoi sono anche miei? Ti ricordo che non posso impedirmi di leggerti i pensieri! Daniel fu incenerito da un’altra occhiataccia.
Lasciami in pace.
Se non fossi così coinvolto dalla tua mente, lo farei...
Mi spieghi cos’ha la mia mente di così... interessante?
Il fatto che riesce a interagire con la mia.
Oltre?
Non lo so: devo ancora scoprirlo.
E se io non fossi d’accordo? Se io non volessi che tu leggessi nella mia mente?
Mi spiace, ma non posso fare altrimenti: è una cosa involontaria.
Provaci almeno.
Ti sembra facile?
Non ho detto che sia facile, ma dato che non vuoi svelarmi fino in fondo chi sei, allora non mi sembra giusto che invece tu posso entrare ed uscire dalla mia mente ogni volta che vuoi.
Nessuno ti ha mai detto che niente nella vita è giusto?
Lo dici alla persona sbagliata amico, ed ora, se mi faresti il favore di non rispondere ad ogni pensiero che faccio sulle mie amiche e sulla mia vita...
Cercherò di farlo...
Salome sospirò piano e continuò a seguire la lezione.
Le ore passarono lentamente e il suono della campanella dopo l’ultim’ora fu per Daniel una liberazione.
Prese lo zaino e se ne andò, turbato. Sentiva che c’era un guaio in vista. Si allontanò velocemente da Salome: conosceva il nome del guaio a cui stava andando incontro: Rose.
Appena fuori scuola subito la vide: era l’unica ragazza di tutto l’istituto ad avere i capelli rosso acceso e gli occhi rosso sangue, ad essere seduta su una moto nera...ed essere guardata da tutti i ragazzi dell’istituto.
E poi tu dovresti essere gelosa quando tutti i ragazzi guardano solo te!
Già, e tutte le ragazze guardano solo te!
Rose sorrise sarcastica e , appena gli fu vicino, gli passò il casco, mettendosi il suo.
Allora?le chiese lui, sospettoso, mentre montava sulla moto.
Allora cosa?
Perché sei venuta a prendermi?
Bah, mi sentivo di buon’umore, dopo aver fatto fuggire la professoressa di latino...
Hai fatto fuggire la tua professoressa?!?
Sisi!
E ne sei pure orgogliosa?!?
Non dovrei?
No!
Bah, secondo Dana ora sono l’eroina della classe!
Questa Dana ha una cattiva influenza su di te!
E tu hai ancora flirtato con la tua compagna di classe?
Rose, è l’ultima volta che te lo dico: io non sono interessato a Salome!
Ah, ora la marmocchia ha pure un nome! Era gelosa e Daniel sospirò.
Smettila, ti prego! Io desidero solo e soltanto te e se Seline non ci avesse trasformati ci saremmo sposati il giorno dopo. Lo sai bene!
Lo so ma...ho paura che tu possa...possa amarla.
Rose...tu sei la ragazza che io ho sempre desiderato, e sto parlando di quando ti ho conosciuta da umano, e non da quando ci siamo svegliati vampiri.
Apri il cancello.
Il ragazzo scese dalla moto, togliendosi il casco,e andò ad aprire il cancello.
Dopo aver messo la moto nel garage- accanto ad un suv gigantesco- entrarono in casa.
“Bentornati”- il sussurro di Seline, proveniente dalla biblioteca, fu sentito dai due.
“Grazie”- Daniel posò lo zaino vicino l’entrata, mentre Rose corse in camera sua, sbattendo la porta.
“Cos’è successo?”- Seline lo aveva raggiunto.
“Niente...”
“Daniel, dimmi la verità”
“Abbiamo litigato...”- Daniel le spiego cos’era successo.
“Lo sai perché era così arrabbiata stamattina? Stava aspettando il tuo ritorno in modo da andare a caccia insieme. E dire il nome della ragazza è stato per lei un trauma. Devi capirla, lei si sente tradita”
“Cosa posso fare?- Daniel si lasciò cadere sul divano- ormai è già tanto che mi guarda in faccia!”
“Daniel, prova a non parlare più di tu sai chi ed a passare più tempo con lei”- la soluzione di Seline sembrava così semplice...e allo stesso tempo così complicata.
Rose...il ragazzo la chiamò mentalmente.
Che vuoi?!?Rose era infuriata.
Perdonami...
Perché dovrei farlo? I pensieri di Dana erano giusti: voi ragazzi siete solo bravi a farci soffrire!
Ti prego!
È facile dirlo nel pensiero, ma vieni a dirmelo in faccia!
Rose...
Se non vieni io andrò da Cecil e mi alleerò con lui!
No! Non farlo!
Allora dimmele in faccia queste tue care parole!
Daniel si alzò e andò da Rose, che stava nella sua camera.
Appena entrò sentì il suo sguardo penetrante e infuriato posarsi su di lui.
“Allora?”
“Rose, ti prego, ti prego, perdonami!”- il ragazzo sperò che cedesse alle sue suppliche, ma non fu così. Rose si girò, dandogli le spalle, e guardò nel vuoto.
“Lo sai quali sono le parole che voglio sentire dalle tue labbra”- già, Daniel lo sapeva fin troppo bene quali erano.
“Non possiamo scendere a compromessi?”- lui tentò di avvicinarsi, ma il ringhio di Rose lo fece arretrare.
“Quali compromessi?”
“Una settimana si ed una no io vado da lei...”
“No! Io voglio che tu non vada più da lei!”
“Rose...io voglio capire cosa ci accomuna!”
“Già, ma lo fai di notte!”
“Rose! Io non ti sostituirei mai con un’altra!”
Già, ma la notte preferisci stare con lei piuttosto che con me! il ragazzo sentì il pensiero di Rose e si rattristì.
“La discussione è sul fatto che io trascorro la notte da lei?”
“Si...”- Daniel le si avvicinò.
“Rose. Ti prego, non dire sciocchezze simili. Non ti tradirei mai. Ti amo troppo per farlo e poi... mi sentirei troppo in colpa”- Daniel abbassò lo sguardo e notò delle piccole macchie rosse sul pavimento.
“Hai pianto?”- la ragazza annuì debolmente e si avvicinò a lui lentamente.
“Mi dispiace per aver dubitato di te.”-Rose si avvicinò a lui e appoggiò la testa sul suo petto.
Dopo che si fu calmata Daniel le chiese:
“Com’è la ragazza con cui puoi parlare nel pensiero?”
“Ah, Dana?- Rose si staccò da Daniel e si sedette sul letto, imitata dal ragazzo- è una ragazza abbastanza riservata. Per lo più i suoi pensieri sono: odio mia madre, voglio uccidere mia madre, voglio andare da Salome...”
“Salome?!? Lei conosce Salome?!?”
“Certo, è la sua migliore...”
“Salome è la ragazza di cui tu sei gelosa”
“Bene, posso convincere Dana ad ucciderla!”
“Rose...”
“D’accordo, d’accordo, non lo farò! Ma tu non avvicinare le tue labbra alle sue, altrimenti...”
“Rose, smettila!”
“Sì, sì, va bene...” La ragazza si stese sul letto e Daniel la raggiunse.
“Ti amo...”-le sussurrò all’orecchio.
“Lo so.-rispose lei e si voltò per baciarlo.-Ma stasera dobbiamo andare a caccia, Daniel, altrimenti finirò con l’uccidere la professoressa di latino.”
“Non l’hai già terrorizzata quella povera donna?!”
“Povera un corno... è una vipera!”
“Va bene, va bene... stasera si va a caccia.”- disse, poi la baciò.
 
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Sixi XP
CAT_IMG Posted on 10/6/2009, 17:44




oddio quante coincidenze!!! è davvero troppo bella questa fic :*love*: m ensto innamorando o.o come fai a noninnamorarti di un tipo come Daniel? è troppo puccio :*love*:
 
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Aphrodithe
CAT_IMG Posted on 10/6/2009, 18:51




ehggiààà xDD è un amore *-* IO sono innamorata di lui... anche se qst libro è andato un po' nel dimenticatoio xDD
 
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CAT_IMG Posted on 11/6/2009, 15:09
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......

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Ed ecco la 3° parteeeeeeee!!!

Il mattino seguente Daniel raggiunse la scuola con un anticipo di mezz’ora. Sbuffò irritato, appena si rese conto dell’ora: avrebbe dovuto imparare a camminare più lentamente. Si appoggiò al cancello della scuola, ancora chiuso a quell’ora, e aspettò gli altri studenti. Questi cominciarono ad arrivare un quarto d’ora più tardi, lanciandogli occhiate maliziose, se erano ragazze, ed occhiatacce se invece erano ragazzi. Si sorprese quando un gruppo gli si avvicinò.
“Ehi, tu, biondo!”-lo chiamarono. Daniel si voltò.
“Sì?” Quello che stava venendo nella sua direzione era una banda composta da una decina di imbecilli, quelli che venivano definiti i boss della scuola. Erano i ragazzi più corteggiati dell’istituto, anche se lui non capiva il motivo: erano un branco di idioti.
“Era la tua ragazza quella con la moto, ieri?”-gli domandò uno.
“No, era mia sorella.”-rispose lui indifferente: ecco altri probabili corteggiatori di Rose.
“Tua sorella, eh? Ed è impegnata?”
“E che ve ne importa?”
“Ooooh, biondo, non fare il bulletto con noi che non ti conviene!” Daniel alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Si staccò dal muro e voltò le spalle ai deficienti.
“No, non è impegnata, ma dubito che guarderà solo uno di voi!”-disse ed entrò nel cortile della scuola. Sentì i ragazzi irrigidirsi e poi corrergli dietro. Gli sbarrarono la strada e lo guardarono storto.
“Ma chi ti ha dato il permesso di parlarci così, a te?!”-domandò quello che sarebbe dovuto essere il capo. Daniel sbuffò e li sorpassò. Uno di loro cercò di afferrarlo per un braccio, ma lui lo scansò con facilità e si confuse con gli altri studenti. Erano ormai le otto meno cinque e si accinse ad entrare in classe. La trovò ancora vuota e si sedette al suo banco isolato. Pochi attimi dopo avvertì l’avvicinamento di qualcuno e alzando lo sguardo vide Salome entrare nell’aula da sola. Si guardarono per un momento, poi lei posò lo zaino su un banco e fece dietrofront. Lui si alzò di scatto e raggiunse la porta in un baleno, sbarrandole la strada.
“Cosa vuoi?”-domandò lei. Non era spaventata, come aveva previsto lui, ma solo irritata.
“Ti do così fastidio?”
“Sì, parecchio...”
“Credo che io e te abbiamo cominciato il nostro rapporto con il piede sbagliato.”
“Mi spieghi di quale rapporto parli?”
“Quello che c’è tra di noi.”
“Tra di noi non c’è nessun tipo di rapporto. Per me sei uno sconosciuto!”
“Ma per me no...”
“Oh, be’, questo cambia le cose!”-il tono di Salome era tra il scettico e l’irritato.
“E non sei curiosa di sapere chi sono?”
“Se rispondo di sì, mi sveli la verità?”
“Forse... prima però devo fare una cosa...”
“Cioè?” Daniel la abbracciò all’improvviso.
“Però devi promettermi di non picchiarmi... ti faresti solo male.”
“Ma che diamine fai?!” Ma il ragazzo le mise un dito sulle labbra e avvicinò le proprie. Salome cercò di staccarsi da lui, ma si accorse che era inutile. All’improvviso come l’aveva abbracciata, però, il ragazzo si staccò e si allontanò dalla porta, dove pochi secondi dopo comparve un loro compagno di classe, Mirko. La ragazza si voltò di scatto, cercando di nascondere il rossore delle guance e guardò storto Daniel, che era tornato al suo posto.
“Che succede, Sek?”-domandò Mirko, che si era accorto del rossore.
“Niente, Mirko.”-rispose lei ed andò a sedersi.
“Eeeeeeh, niente!”
“Mirko ti ho detto che non è successo niente.”
“E ti aspetti che io ti creda?”
“Se non mi vuoi credere sono fatti tuoi.” A quel punto Mirko guardò verso Daniel, che invece non gli prestava alcuna attenzione, anche se aveva sentito ogni singola parola. A quel punto, il ragazzo si andò a sedere accanto a Salome. Pochi minuti dopo anche il resto della classe entrò e la lezione ebbe inizio. Daniel riservò alla professoressa che stava spiegando pochissima attenzione e si concentrò ancora sui pensieri di Salome. Non si era mai trovato così vicino alla mente di un’umana e ne era incuriosito. All’improvviso, Salome si girò a guardarlo storto.
Guarda che me ne accorgo di quando stai nella mia testa! Disse irritata.
Davvero?!
Sì! E vorrei che quei specifici ricordi che in questo momento stai visitando, li lasciassi a me!
Baciare una persona non è così terrificante.
Per me lo è.
Forse perché non hai mai baciato una persona che ti facesse veramente provare quello che un bacio deve far provare.
E sono affari tuoi anche questi?!
Tutto quello che ti riguarda, ormai, è affar mio!
E invece no. Se tu ti sforzassi, magari potresti anche impedirti di entrare nella mia mente.
Ma chi ti ha detto che io voglio non poter leggere i tuoi pensieri?
Salome lo guardò di nuovo storto.
Nessuno ti ha mai detto che sei un perfetto idiota?!
No, non credo…
Bé, allora te lo dico io!
Oh, bé, grazie, sei molto cortese!
Ma figurati: l’ho fatto con piacere!

La discussione terminò lì. Salome tornò a seguire la lezione d’inglese. Il suo compagno di banco non si era accorto della mini-discussione e stava scrivendo sul suo quaderno. La ragazza sbuffò annoiata e di nuovo irritata perché Daniel aveva ripreso a leggerle i pensieri. Quando trovò quelli riguardanti un certo David, s’irrigidì.
Come fa a provare interesse per un essere umano e non per me… pensò tra sé.
Ti ricordo che anch’io leggo i tuoi pensieri, genio!
Allora rispondi.
Cosa c’è, sei geloso forse?
Spiritosa. Parlo sul serio, cos’ha quel ragazzo che io non ho?
Ah, tante cose… lui non è un’idiota, ad esempio!
Vedo che non vuoi rispondere.
Infatti.
D’accordo, la troverò da sola la risposta!
Vai a quel paese!

Daniel cercò di scoprire il motivo per cui un semplice essere umano, nemmeno il massimo della bellezza se si prendeva in considerazione l’immagine del ricordo si Salome, facesse a occupare i pensieri di una ragazza mentre quelli di un vampiro assolutamente mozzafiato non la sfioravano nemmeno, ma non trovò niente. E non perché Salome fosse capace di nasconderli, ma semplicemente perché non lo sapeva nemmeno lei. Sbuffò scocciato e riprese a viaggiare nell’infanzia della ragazza.
La giornata passò lentamente, come se il tempo avesse rallentato il suo corso. Le lezioni si susseguivano senza che succedesse nulla di interessante. Alle due finalmente suonò l’ultima campanella e la classe si riversò fuori dall’aula. Salome fu tra le ultime a lasciare l’aula e Daniel la seguì a ruota, affiancandola.
“Scoperto qualcosa?”-domandò lei, sorridendo lievemente.
“Lo sai che non ho scoperto nulla.”-borbottò lui di risposta. Il sorriso della ragazza si allargò.
“Ti fa ridere questo?”
“No, mi fa solo piacere: almeno una cosa che di me non sai c’è.” Erano arrivati all’uscita principale. Proprio vicino al cancello intravidero una coppia che si baciava. Le loro labbra sembravano incollate, attaccate con la spillatrice. Salome li guardò storto.
“Non potevano evitare?!”-borbottò.
“Non credi che saresti tu a farlo la penseresti così.”
“Cosa che non accadrà ma dato che agli occhi dei ragazzi italiani appaio poco più di niente.”
“Non sono tutti italiani in questa scuola…”
“Sei gentile a cercare di consolarmi, ma non ho bisogno della tua compassione.”
“Non credo proprio che si tratti di compassione.”
“Ah, no? E di cosa?”
“Ricordi stamattina in classe, prima che Mirko c’interrompesse?” La ragazza lo guardò infuriata, ma lui le sorrise malizioso. L’espressione di Salome s’irrigidì.
“Non vorrai riprovarci spero.”-esclamò.
“E perché no?” Daniel la prese per la vita.
“Mi metto a urlare!”
“E cosa aspetti?” Salome cercò di spingerlo via, ma lui fu più veloce e le mozzò il respiro occupando le sue labbra. L’intera scuola si bloccò a fissarli. Anche l’altra coppia si staccò e guardò nella loro direzione. Ma dopo un secondo, Salome riuscì a liberare le labbra ed a staccarsi da lui. Gli mollò un ceffone e lo guardò in cagnesco.
“Sei un idiota!”-gridò e si voltò per andarsene.
“No, aspetta.”-lui cercò di prenderle il polso, ma lei si scansò.
“Non ti avvicinare più a me, Daniel. Sei un cretino!”-disse, ancora schiumante di rabbia e si allontanò da lui.
Daniel rimase fermo al suo posto, mentre le persone attorno a lui riprendevano a camminare e parlare, con un unico argomento: il nuovo arrivato bacia la compagna di classe contro la sua volontà. Li ignorò e uscì dal cortile della scuola, accingendosi a salire. Sentì la mente di Salome allontanarsi nella direzione opposta e a quel punto la seguì. La raggiunse mentre si trovava in una stradina deserta.
“Salome, aspetta!”-le gridò, ma lei non si fermò.
“Vattene!”-urlò di rimando.
“No.” Daniel l’affiancò.
“Hai fatto la tua bravata, sei contento ora?!”-gli domandò a quel punto lei, senza nemmeno guardarlo.
“Non era una bravata… io ti volevo veramente baciare! Non era per fare scena!”
“Ah, no?!”
“No. Perché pensi sia stata una bravata?”
“Perché dovrei credere che non lo sia stata?”
“Vedo che ti piace parlare ad enigmi…”
“Sbaglio o ti ho detto di andartene?”
“Sai quanto me ne importa…”
“Che alta considerazione hai dei desideri altrui.”
“Vuoi davvero che me ne vada?”
“Indovina un po’…”
“Quindi non ti è piaciuto…”
“Daniel! Sono domande da fare?! E poi, già lo sai se mi è piaciuto o meno.”
“No, non lo so… volevo che me lo dicessi tu e ho cercato di volgere l’attenzione altrove…”
“E non puoi fare così ogni giorno?”
“Non è per niente semplice!”
“D’accordo, te lo dico: non mi è piaciuto!”- esclamò esperata a quel punto.
“Ah, no?” Daniel era sconcertato.
“No, e non fare quella faccia stravolta!” All’improvviso, Daniel la prese per le spalle e la mise contro il muro.
“Daniel lasciami!”- protestò lei stancamente.
“Non ci penso nemmeno!” Il ragazzo la schiacciò contro il muro con il suo corpo.
“Ti prego lasciami!”- piagnucolò lei e girò il volto. Daniel la baciò sulla guancia per poi proseguire verso il collo. Si fermò solo per respirare il profumo del suo sangue. Fortunatamente, il giorno prima era andato a caccia.
“Vattene!”- Salome lo spinse con tutta la forza che aveva, ma non riuscì a smuoverlo di un millimetro. Il cuore accellerò i battiti.
“Lo so che lo vuoi anche tu…”- sussurrò lui al suo orecchio.
Con le mani le strinse i fianchi, ma Salome non rigirò il volto. A quel punto, lui le prese il volto tra i palmi.
“Guardami negli occhi.- disse. La ragazza non seppe disubbidire- E adesso dimmi che non mi vuoi!”
“Non… non… aaah, Daniel smettila!” Ma il ragazzo non rispose e la baciò di nuovo. A Salome mancò il fiato e rimase immobile al suo posto. Non riuscì, però, a resistere e rispose al suo bacio. La cartellina che teneva in mano cadde a terra e lei infilò le dita tra i capelli lisci come seta di Daniel, avvicinandolo a sé. Il ragazzo la strinse ancora di più contro il muro. Quando si staccarono, avevano entrambi il fiato corto.
“Oh, merda, sono in ritardo!”- esclamò all’improvviso Salome e si chinò a raccogliere la cartellina da terra.
Daniel si allontanò da lei di un passo.
“In ritardo per cosa?”- domandò
“Per il coro… devo andare” La ragazza si allontanò e cominciò a camminare sulla stradina. Daniel la seguì.
“Guarda che non potrai entrare insieme a me”- disse lei.
“Allora ti aspetterò fuori” Salome lo guardò con un sopracciglio inarcato.
“Finisco tra più di un’ora!”
“E con questo?”
“Fai come ti pare- erano arrivati davanti alla scuola media dove Salome frequentava il coro- Ma io esco dall’altro lato.”
Mentre la ragazza entrava nell’edificio, lui fece il giro e si fermò all’entrata principale, appoggiandosi ad una colonna. Una ventina di minuti dopo, le porte si spalancarono e uscì una fila di gente.
Le ragazze si bloccarono a fissarlo appena lo videro. Spalancarono gli occhi e le bocche tutte nello stesso momento. A lui venne da sorridere e questo ammaliò ancora di più le ragazze. Erano tutte piccole, di undici o dodici anni, che non potevano competere né con Salome, né tantomeno con Rose. Fu allora che ci pensò la prima volta. E se quello che stava facendo fosse stato sbagliato? Lui amava Rose… e se si fosse innamorato anche di Salome? No, non poteva essere… In sei secoli non aveva mai guardato nessuna donna oltre Rose, ma in quel momento, mentre ripensava al bacio con Salome, non si pentiva affatto. Baciare Rose era completamente diverso che baciare Salome. Con Rose non doveva preoccuparsi di non abbracciarla troppo forte e, se solo avesse voluto, lei avrebbe potuto respingerlo senza nessuna difficoltà, mentre Salome era più fragile. Era un pupazzo di neve che se stringevi un po’ troppo si sbriciolava. Il paragone con il pupazzo di neve era perfetto, perché Salome non si addolciva mai in sua presenza, cosa che ancora non si spiegava.
Intorno a lui le ragazze avevano ripreso a camminare, continuando, comunque, a guardarlo maliziose. Si rassegnarono solo quando capirono che non avevano nemmeno la più piccola speranza di farsi notare da lui.
Un’ora più tardi, un nuovo gruppo, di piccole dimensioni stavolta, uscì. Tra loro c’era anche Salome, che sembrava una specie di leader. Quando vide Daniel, si bloccò al suo posto a guardarlo. Anche le altre la imitarono ma non per lo stesso motivo. Quando lui cominciò ad avvicinarsi a loro, le mocciose trattennero il respiro.
“Pensavo che te ne saresti andato.”-disse Salome.
“E invece sono ancora qui.” Daniel l’abbracciò, mentre le altre guardavano a occhi sbarrati Salome. Quest’ultima lo spinse via, ma lui rimase dov’era, sorridendo. Le sfiorò le labbra con le proprie, ma prima che potesse baciarla, lei girò il volto.
Non qui. Gli disse.
Quindi da soli ti va bene?
Idiota.

Daniel trascinò Salome via dal gruppo.
“Ciao, ragazze, a mercoledì prossimo.”-gridò alle amiche.
“Finalmente sei uscita.”-disse a qual punto Daniel.
“Non ti ho chiesto io di aspettarmi!”
“Io non ti sto incolpando di nulla… sto solo dicendo che sono felice che hai finito.”
“E perché lo saresti?”
“Indovina…” Salome lo fulminò con gli occhi.
“Se pensi che ti farò salire a casa mia, ti sbagli di grosso.”
“A me va bene anche se stiamo nel tuo parco…”
“La smetti?!”
“Sei tu che fai le domande… io ti ho solo risposto.”
“Ma quanto sei spiritoso Daniel.” Mentre camminavano per andare a casa di Salome, la ragazza si fermò un momento e sbuffò.
“Uffa… ci sono le psicopatiche del mio parco!”-borbottò. Daniel guardò nella sua stessa direzione e vide due ragazze sulla salita che due giorni prima lui aveva attraversato. Le riconobbe subito: una magrissima, l’altra il contrario. Erano le stesse ragazze che lo avevano scocciato quella volta. Quando attraversarono la strada e passarono loro accanto, Salome le salutò con un cenno.
“Ehi, ma tu sei il ragazzo dell’altra volta!”-esclamò all’improvviso la grassona. Daniel sbuffò.
“Che?!”-domandò fingendo ingenuità.
“Tu sei stato l’altro giorno qui… stavi cercando qualcuno.”
“Penso che hai sbagliato persona, Vittoria: Daniel è qui a Napoli da due giorni.”-s’intrommise Salome irritata. Il ragazzo capì che non le sopportava. Sorrise sotto i baffi al pensiero e la ragazza lo fulminò con un’occhiata.
Dopo mi devi delle spiegazioni! Ringhiò in mente.
Su cosa?
Su un certo ragazzo dell’altra volta!
Hai detto tu stessa che sono delle psicopatiche, no?
Sì, lo sono, ma ormai le riconosco quando non mentono… anche se questo accade molto raramente.
Quindi le credi?
Forse…
Allora non ti fidi di me?
E questo cosa c’entra?
Perché rispondi sempre con altre domande?!
Cosa diavolo c’entra la fiducia?!
Se davvero ti fidi di me, allora crederai a quanto ti dico.
Aaaaaah, okay, okay! Basta che non rompi.

I due ragazzi scesero la discesa e raggiunsero il palazzo dove viveva Salome.
“Allora a domani.”-disse la ragazza e prese le chiavi per aprire il portone.
“Sei da sola a casa?”-le domandò lui con le sopracciglia inarcate.
“Sì, ma non t’inviterò a salire.”
“E perché no?”
“Perché non so a che ora tornerà mia madre, quelle due psicopatiche lo diranno all’intero parco, che mi crederà incinta dal primo momento, e poi non è detto che io voglia ancora stare sola con te!”
“Questo lo vuoi. Non puoi mentirmi.”
“Vattene.”
“Va bene, va bene… a domani!-disse a quel punto e stava per voltarsi, quando si fermò.-Dimenticavo una cosa.” La prese di nuovo per la vita e la baciò. Fu un bacio più breve perché Salome riuscì quasi subito a girarsi dall’altro lato.
“Smettila!”-ringhiò.
“Come vuoi.”-sussurrò lui e si staccò da lei. Quest’ultima spalancò il portone e lo lasciò solo, salendo le scale furiosa. Daniel sorrise e s’incamminò di nuovo verso la salita. Si accorse che le due ragazze di prima non stavano sulla salita, ma erano scese e stavano spiando lui e Salome.
“Che squallore.”-mormorò, abbastanza ad alta voce perché le due lo sentissero. L’espressione dei loro volti di trasformò, diventando da curioso a offeso.
“Sei un maleducato.”-gli gridò quella più magra.
“Senti chi parla.”-ribatté lui e raggiunse velocemente la salita.
Quando arrivò a casa, capì subito che c’era una tempesta in arrivo. Entrò titubante, perdendo più tempo dei necessario per togliersi le scarpe e il giubbino. Ma la ragazza non si fece attendere e lo aggredì direttamente nell’ingresso.

Edited by thepurebloodprincess - 17/1/2010, 15:22
 
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Rukia93
CAT_IMG Posted on 11/6/2009, 17:16




E' bellissimo me ne sono innamorata <3 non vedo l'ora che c'è la continuazione
 
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CAT_IMG Posted on 11/6/2009, 20:48
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Love makes me strong.
.......

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Ho letto per adesso i primi tre capitoli. Devo dire che siete molto brave. Scrivete anche molto bene ^^ Complimenti.
Ora mi avete fatto incuriosire però... quindi vi prego, continuate! XD
 
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Sixi XP
CAT_IMG Posted on 12/6/2009, 07:47




oddio!!! che bello anche questo capitolo :*love*: però cosa farà Rose? :*?*: wah! sono curiosa >.<
 
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Rukia93
CAT_IMG Posted on 12/6/2009, 12:27




Da quanto si è capito Daniel ora si trova davvero in un mare di guai XD
 
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Aphrodithe
CAT_IMG Posted on 14/6/2009, 10:46




“Perché. Ci. Hai. Messo. Così. Tanto?!”-ringhiò. Quando Rose metteva un punto alla fine di ogni parola, non c’era una tempesta in arrivo, ma l’uragano Rose.
“Scusami, ho fatto tardi a scuola…”-rispose lui.
“Non potevi inventarti qualcosa di più credibile?!”
“E cosa? Ho fatto veramente tardi a scu…”
“Non dire cazzate!”-gridò a quel punto lei.
“Calmati Rose.”
“Calmarmi?! Come diavolo faccio a calmarmi se tu passi il tuo tempo chissà dove?!”
“Rose, ero a scuola!”
“Oh, sì, certo, e a fare cosa, scusa? Un corso di recupero forse? Mi hai presa per una demente?! Ti ricordo che ho tanti anni quanti ne hai tu!”
“Non sto mettendo in dubbio la tua intelligenza, Rose…”
“E allora mi faresti il piacere di smetterla di cercare di prendermi per il…”
“Ti sto dicendo la verità, Rose: ero a scuola!”
“Insieme a chi?!”
“Ehm… un compagno…”
“Compagno o compagna?!”
“Ehm… ecco… compagn… a…”
Rose si zittì per un momento e Daniel aspettò il peggio.
“Era lei vero?! Quella umana con cui perdi tempo?!”-ringhiò a bassa voce, cosa ancora peggiore di quando urlava.
“No, era un’altra ragazza della mia clas…”
“Non mentire! Era Salome la ragazza con cui stavi?!”
“Da quando tu utilizzi il suo nome?” Il tentativo di cambiare argomento era assolutamente patetico.
“Da quando Dana mi assilla con ‘Salome ha un nuovo compagno di classe che si chiama Daniel!”-aveva ripreso a urlare.
“Ah… ecco…”
“E adesso parla: stavi con lei?!” Daniel sospirò.
“E va bene… sì, sono stato con lei. Sei contenta adesso?”
“Stai giocando col fuoco, Daniel.”-riecco il ringhio.
“Rose, sto solo cercando di capire com’è possibile che…”
“Sì, sì, come fa a leggerti il pensiero! Ma io non ci credo più, Daniel, a questa…”
“Io non posso farci niente, allora. Sei tu che non mi vuoi credere.”
“Quindi per te è più importante quella ragazza che io?!”
“No, per me siete importanti entrambe.”
“Ah, questo mi rassicura!”-ora usava il sarcasmo. I guai stavano finendo.
“Sei ridicola, Rose.” Ecco l’aveva detto. Adesso i guai sarebbero ricominciati. Ma con sua grande sorpresa, Rose si bloccò quando stava per dire qualcosa.
“Ridicola? Sono ridicola perché non voglio perdere l’uomo che amo?”-domandò. La sua voce non era più irosa, ma triste.
“Tu non mi stai perdendo, Rose. Lo sai che appartengo a te…”
“Forse appartenevi, ma adesso Salome ha preso il mio posto.”
“Non dire idiozie, per favore. Salome non ha preso il tuo posto!”
“Ma lo prenderà presto.”
“No!” Daniel l’abbracciò d’improvviso, stringendola al suo petto. Ma Rose non si mosse.
“Lasciami andare Daniel.”-disse piano.
“No.” La prese in braccio e la baciò. In un altro momento Rose avrebbe risposto, ma nemmeno allora si mosse. Daniel si staccò e la guardò negli occhi.
“Lasciami e vattene.”-sussurrò lei.
“Perché? Perché tutte mi cacciate?”
“Ah, allora anche lei l’ha fatto eh?”-il tono di voce era ancora triste.
“Sì…”
“E tu giustamente torni da me…”
“Non pensare così.”
“Cosa è successo fra voi due?” Il viso di Daniel si pietrificò.
“Non è successo niente. Abbiamo solo parlato.” L’espressione di Rose tornò imbufalita. Spinse via il ragazzo e si allontanò, incrociando le braccia.
“Ricominci con le bugie adesso?”
“E tu ricominci con le cazzate?” Daniel si stava cominciando ad irritare.
“Non sono cazzate queste!”
“E invece lo solo. Ti consiglio di andare a schiarirti le idee da sola, perché io ci rinuncio!” Daniel a qual punto la sorpassò e raggiunse la sua stanza. Rose rimase al suo posto, incapace di fare qualsiasi movimento. Daniel l’aveva scaricata in qual modo? In seicento anni non l’aveva mai fatto. Rose uscì fuori per calmarsi.

Daniel, appena in camera sua, sospirò: come avrebbe fatto adesso? Non poteva avere due relazioni nello stesso momento, ma non voleva rinunciare a nessuna delle due. Accese il computer ed entrò con Skype, aggiungendo Salome ai contatti.

‘Come ti chiami?’ chiese lei subito.
‘Indovina.’ Rispose il ragazzo.
‘Ti pare facile?’
‘Be’, visto che ci siamo baciati dovresti conoscere il mio nome.’
‘Idiota’
‘E tu mi hai baciato pur considerandomi un’idiota?’
‘Sei tu che mi hai baciata!’
‘Ma tu hai risposto’
‘Uffa… quanto odio quando ho torto’
‘xD’
‘Spiritoso’
‘Che fai di bello?’
‘Sto su internet.’
‘A cosa pensi?’
‘...’
‘Pensi a prima?’
‘Non ci pensavo fino a quando non me l’hai ricordato!’
‘Secondo me mi vorresti al tuo fianco adesso.’
‘Convinto, eh, tu?’
‘Vuoi sapere che penso io?’
‘E vai, dimmelo!’
‘Ad una persona…’
‘Chi?’
‘Lo vuoi sapere?’
‘Grazie a Orazio: se non volevo saperlo, non te lo domandavo, genio!’
‘Penso a te.’
‘È normale pensare ad una persona quando si sta avendo una conversazione con lei.’
‘Non hai capito: io penso a te e al bacio che ci siamo dati prima.’
‘Aaaaah… ora ho capito (nel caso la tua zucca vuota non lo capisca, è in tono ironico!)!’
‘Tu no?’
‘Dovrei?’
‘Insomma, Salome! Vuoi rispondere direttamente almeno una volta?!’
‘Sì, ci sto pensando…’
‘Come vorrei essere con te adesso…’
‘E per fare cosa?’
‘Ti lascio indovinare…’
‘…’
‘Ti piace parecchio non rispondere.’
‘Sì, molto… soprattutto se si tratta di farlo con te.’
Daniel si fermò con le mani appoggiate alla tastiera. Glielo doveva dire?
‘Ci sei?’ la domanda di Salome dimostrava irritazione.
‘Sì... Il fatto è che tu mi piaci, Salome… e non lo dico tanto per…’
‘…’
‘?’
‘…’
‘Ti decidi a rispondermi?!’
‘E cosa dovrei dire?’
‘Ti ho appena detto che mi piaci e tu fai così?!’
‘E come ti dovrei rispondere… non sono abituata a dichiarazioni del genere…’
‘Ah, no? Ti ricordo che ho visitato tutti i tuoi ricordi estivi.’
‘Fanculizzati, Daniel!’
‘T’inventi anche le parolacce adesso?’
‘Non l’ho inventata io questa parolaccia, genio!’
‘Comunque lo so che non sono il primo e nemmeno sarò l’ultimo a dirti che mi piaci… Vorresti dire che mi sbaglio?’
‘E se anche così non fosse? Non sono tenuta a risponderti!’
‘E invece io penso di avere il diritto di sapere cosa pensi di me!’
‘E io penso di avere il diritto di tenere certi pensieri per me, anche se non per molto.’
‘Voglio sentirtelo dire… scrivere… quello che pensi di me…’
‘Non ti accontenterò. Se vuoi scoprire qualcosa, scoprilo da solo, ma io non ti dirò nulla.’
‘Perché sei sempre così fredda nei miei confronti?’
‘Non lo sai?’
‘No.’
‘Allora ti devo deludere perché non lo so nemmeno io.’
‘Hai le idee molto chiare vedo.’
‘Sì, certo, troppo.’
‘Comunque, ti volevo chiedere un piacere.’
‘Cioè?’
‘Non puoi rispondere semplicemente ‘sì, certo, tutto quello che vuoi’?’
‘Naturalmente no.’
‘Sei più testarda di Rose.’
‘Chi è Rose?’
‘La persona che se scopre cosa ho fatto con te questo pomeriggio, mi scuoia vivo e poi viene a cercare te.’
‘Ah, bene: dici che ti piaccio, ma hai una ragazza!’
‘Non è la mia ragazza: Rose è mia sorella e… la migliore amica della mia ex ragazza americana…’
‘Scusami, ma se è la tua ex ragazza non dovrebbe farti né caldo né freddo quello che pensa di te?’
‘Quindi adesso sei gelosa anche tu?’
‘E perché dovrei? Io e te non stiamo insieme e mai lo saremo!’
‘Perché no?’
‘Forse perché sei più grande di me un po’ troppo?’
‘E per te l’età conta?’
‘Sì. Se fossimo io una ventenne e tu un ventitreenne, capirei anche, ma adesso siamo io una quindicenne e tu un diciottenne… anche se dall’aspetto fisico sembri più uno di minimo ventun anni…’
‘Ecco un’altra cosa strana di me… io non ho quattordici anni…’
‘E quanti ne hai? Tredici?’
‘Be’… so che non ci crederesti ma sono di molto più grande di te…’
‘E di quanto precisamente?’
‘Pensi che Internet è il modo migliore per parlare di queste cose?’
‘No, ma tu hai deciso di non dirmi niente su cosa sei.’
‘E se avessi cambiato idea?’
‘Sì certo…’
‘Allora dammi il tuo numero.’
‘Perché dovrei?’
‘Per chiamarti no?’
‘No, non te lo do: voglio stare tranquilla almeno mentre dormo!’
Non sei tranquilla nemmeno allora…
‘Perché pensi che ti chiamerò di notte?’
‘Perché di giorno, davanti a mia madre, evito di parlare. E poi, se la cosa che mi devi dire è davvero così importante, dovresti dirmela faccia a faccia, o no?’
‘Voglio dirtela ora.’
‘E io lo voglio sapere da vicino.’
‘Allora ci vediamo stanotte.’
‘Pensi davvero che mi faranno uscire?’
‘E chi ha detto che dovrai uscire?’
‘Cosa vuoi dire, Daniel?’
‘Niente, niente… poi vedrai...’
‘Cosa cazzo vuoi fare?!’
‘Niente di pericoloso… a meno che i tuoi non abbiano un fucile sotto al letto… anche se dubito potrebbero nuocermi con un fucile.’
‘Non credo di seguirti…’
‘Non ha importanza… stanotte saprai tutto…’
‘Non hai intenzione di intrufolarti in camera mia, vero?!’
Daniel sorrise e si mise su ‘Invisibile’.
‘Daniel, dove cazzo sei finito?!’ le domande di Salome erano furiose. ‘Guarda che ti denuncio!’
‘Non preoccuparti, stavo solo scherzando.’ Daniel inviò il messaggio, pur restando su ‘Invisibile’
‘Lo spero per te.’
‘Adesso non fai più la fredda?’
‘Nel caso il tuo cervellino da essere ancora sconosciuto non abbia afferrato, il mio tono è ancora freddo.’
‘Non puoi essere incazzata e fredda nello stesso momento.’
‘Io posso… uuu… si è aggiunta pure Dana… adesso la aggiungo alla conversazione. Ciao Dana.’
‘Weeee… ma chi è quel certo ‘essere’ che sta in questa conversazione?’
‘Hai presente il nuovo compagno di classe di Salome?’
‘Ah… sei quel certo Daniel?’
‘Sì, Dana, è il cretino che sa leggermi i pensieri.’
‘Salome sei un’idiota.’
‘Grazie Daniel, sarà una qualche malattia delle cellule cerebrali che mi hai trasmesso tu con i tuoi stupidi baci!’
‘Voi due vi siete baciati?’
‘Sì.’
‘Non dire cazzate, Daniel: TU mi hai baciata.’
‘Ma TU hai ricambiato.’
‘E che altro potevo fare?! Tu stesso mi ha consigliato di non picchiarti perché mi sarei fatta male da sola!’
‘…’
‘Cosa c’è Daniel? Salome ti ha chiuso la bocca?’
‘Sai, Dana, sei simpatica come la tua amichetta… come Rose…’
‘Conosci Rose?!’
‘Sì, Dana, è mia sorella…’
‘Ah, giusto: la misteriosa dama che dovrebbe ucciderci entrambi…’
‘Perché Rose dovrebbe uccidervi?’
‘Perché quel grande genio chiamato Daniel mi ha baciata.’
‘E cosa c’entra Rose in questa faccenda?’
‘Daniel, perché non glielo racconti tu?’
‘Rose mi ucciderebbe perché è la migliore amica della mia ex ragazza americana.’
Era una scusa assolutamente banale e Daniel lo sapeva bene e dubitava anche che le due avrebbero creduto, ma non sapeva che altro inventarsi. Non poteva dire la verità in quel momento, con la presenza di Dana. Quella notte avrebbe rivelato tutto a Salome, se avesse avuto il coraggio. Non voleva più mentirle perché era vero che era attratto da lei. Non si trattava ancora di amore, come quello che provava ancora per Rose, ma temeva che presto lo sarebbe diventato.
‘Daniel sei morto?’ domandò all’improvviso Dana.
‘Ci hai fatto questo grande favore?’ aggiunse Salome.
‘Davvero mi vuoi morto?’
‘Che domande: Salome vuole morte tutte le persone che la baciano!’
‘Dana, sta zitta, so scrivere anch’io!’
‘Sei tu che mi hai inserita in questa conversazione: anch’io ho il diritto di parlare!’
‘Sì, ma io non ti conosco e vorrei che non t’immischiassi.’
‘Daniel, fatti i fatti tuoi: Dana è la mia migliore amica e può parlare quanto vuole!’
‘Ah, bene… e io che ti volevo dire tutta la verità.’
‘Guarda che con me non funziona: se avessi davvero voluto dirmi la verità, l’avresti già fatto.’
‘Via internet?’
‘Mai sentito parlare della mente? Quella cosa con cui io e te riusciamo a comunicare?’
‘Non è facile stabilire un dialogo mentale quando stiamo così lontani!’
‘Vabbè… io ci rinuncio… adesso vado che è tardi. Sta cominciando Clueless.’
‘A me comincia Il mondo di Patty… e Mariano se ne sta andando… Ciao.’
‘Ciao. Salome, io e te ci vediamo domani… e spero che stavolta ti sederai vicino a me invece che vicino a Mirko…’
‘Forse… ciao.’ Salome e Dana uscirono contemporaneamente e Daniel spense il computer. Si alzò dalla sedia e si andò a stendere. Quelle due, più che due amiche, sembravano due sorelle… e che lo avrebbero fatto impazzire se fossero state un minuto di più in linea a chattare. Al gruppo mancava solo Rose e il mondo avrebbe rivisto le Charlie’s Angels da piccole. Sospirò e chiuse gli occhi.
Rose non era ancora tornata ma lui non si preoccupò: aveva bisogno di calmarsi, così come lui. Se non fosse ritornata entrò tre, quattro ore, non avrebbe dovuto affrontarla. Lui, nel frattempo, non sapeva cosa fare. Si alzò a sedere e si guardò intorno. Non sapendo che altro fare, si alzò e accese la televisione. Non c’era niente d’interessante. Cambiò canale fino a raggiungere MTV. Ecco il programma che stava guardando Salome in quel momento: uno stupido telefilm su un gruppo di ragazze e ragazzi. E mentre guardava Cher, Didi ed Ember discutere e risolvere i loro insignificanti problemi, il tempo passava molto più lentamente che a scuola. Almeno lì aveva la testa di Salome da esplorare, cosa che lo divertiva immensamente. Quando il programma finì, cominciò un altro telefilm: Scrubs. Un telefilm su un gruppo di medici un po’ svampiti. Ma lui non trovò divertente nessuna delle stupide battute che facevano. Così, spense la televisione e uscì. Raggiunse la casa di Salome in breve e si arrampicò sul balcone. Aveva paura che i vicini potessero vederlo e si nascose all’ombra. Guardando dentro la stanza, dalle strette fessure tra le tende, vide Salome seduta davanti la tv. Stava guardando Scrubs. Daniel sbuffò piano, per non farsi sentire. Cosa poteva fare per ingannare l’attesa? Cominciò ad osservare Salome. La ragazza aveva tolto le lentine e aveva gli occhiali, che le rimpicciolivano un po’ gli occhi. Era carina comunque, cosa che lei non avrebbe mai ammesso. Vestiva una vestaglia rossa ed aveva i capelli bagnati. Quando cominciò la pubblicità, si alzò e si tolse la vestaglia. Da sotto era vestita leggera, solo il pantalone della tuta e una maglietta a maniche lunghe. Si diresse verso la porta e lui si appiattì contro il muro. Salome, però, non guardò nemmeno fuori e aprì un armadio, da dove prese un piccolo asciugacapelli rosa. Uscì dalla stanza e si piazzò davanti allo specchio dell’entrata. Accese l’asciugacapelli e cominciò ad asciugarsi i capelli. Le cicche scure le ricadevano più sotto delle spalle, fino alla metà della schiena. Erano folti e scuri e ben presto Salome si rassegnò ad asciugarli con l’aiuto della spazzola e utilizzò le dita. Quando la pubblicità finì, lei non aveva asciugato nemmeno la metà dei suoi capelli. Entrò nella stanza, con l’asciugacapelli ancora in mano, mentre riprendeva a guardare Scrubs. Il telefilm finì verso le dieci, insieme al processo di asciugatura dei suoi capelli. La ragazza si rimise la vestaglia e cominciò a preparare il suo letto. Quando tutto fu pronto, entrò nel bagno e ne uscì poco dopo con il pigiama addosso. Da un portacolori prese una penna e dalla scrivania una specie di scatola chiusa da un nastro: il suo diario. Cominciò a scrivere seduta sul suo letto, con la musica accesa a bassa voce. Dopo un po’, la voce di sua madre le gridò di andare a dormire e la ragazza appoggiò il diario sul comodino, spegnendo la luce. Daniel aspettò che tutto il vicinato dormisse prima di entrare dalla finestrella del bagno. Quando si ritrovò nella stanza, trovò Salome rannicchiata tra le lenzuola. I capelli ancora umidi erano sparsi attorno alla sua testa, coprendo quasi tutto il cuscino. Daniel si sedette accanto a lei e le accarezzò piano una guancia. Era stranamente accaldata, come se avesse la febbre. Controllò che stesse dormendo profondamente, prima di prendere il quadernetto di Winnie the Pooh che era sul comodino. Era chiuso con una catenina. Le chiavi erano proprio lì accanto e lui l’aprì. Salome aveva una grafia ordinata e leggibile e le pagine erano piene di faccine. Sorrise e sfogliò fino all’ultima pagina scritta.

Caro Ricardo…
Chi cavolo è Ricardo?! Si domandò Daniel accigliato.

Oggi ti scrivo per raccontarti cosa succede in questi giorni… è da parecchio che non scrivo tra le tue pagine e ti chiedo scusa… … devi sapere che un paio di giorni fa, a scuola è venuto un nuovo studente… Daniel… è un ragazzo di diciottoi anni (o almeno così si presenta…) ma che sembra un ventunenne, se non più grande.Sta in prima superiore per una ragione ignota al mondo... mi pare che abbia deto che ha ricominciato la scuola da capo per non so quale strana ragione. Cmq, è davvero carino xD. È alto e biondo ed ha degli occhi assolutamente unici: rossi. Se non sapessi che non esistono, lo prenderei per un vampiro… sono assolutamente demente eh? Vabbè… comunque, la cosa strana è che dice di essersi preso una cotta per me… oggi mi ha perfino baciata… è un po’ strano… xD io e la mia autostima non abbiamo fatto molti passi avanti. Comunque, anche se non lo ammetterò mai davanti a lui, mi è piaciuto un sacco… non glielo dirò mai perché è un perfetto idiota che si crede chissà chi… pensa di essere il meglio… o almeno è quella la dimostrazione che dà di sé stesso… il primo giorno si è snobbata Martina come se lei fosse un… che ne so io… non meritasse nemmeno la sua più piccola considerazione… però non posso dire che non mi piaccia. È un ragazzo che ti fa rimanere con la bocca spalancata (non per nulla, tutte le ragazze del Virgilio, perfino quelle più grandi, gli sbavano dietro)… ma c’è una cosa assolutamente strana: dice di non essere un essere umano. Non dico che sia un mostro, o almeno spero non lo sia, ma gli credo quando dice che non è umano perché tra noi c’è una cosa stranissima: ci leggiamo nel pensiero e non lo dico in modo figurato… lui sa tutto su di me… in classe anche comunichiamo di solito… spero proprio che nessuno legga queste cose che sto scrivendo, perché mi rinchiuderebbero in un manicomio come Alice Cullen xD… vabbè, ora devo proprio andare perché mia madre mi sta urlando di andare a letto…
P.s. Non voglio innamorarmi… i ragazzi sono degli I-D-I-O-T-I!! uffaaaaa…

Daniel chiuse il quadernetto e guardò Salome. La ragazza stava dormendo profondamente. Le accarezzò i capelli e il collo. Lei rabbrividì nel sonno e Daniel si chinò verso di lei. Sfiorò appena le sue labbra, soffiandoci sopra. Le diede un bacio leggero e poi si rialzò. La ragazza, però, non aprì gli occhi. Si girò, invece, dall’altro lato e si strinse ancora di più nelle coperte. A quel punto, lui si stese davanti a lei e l’abbracciò. Salome sospirò e si mosse appena, mettendogli le mani sul petto. Daniel le diede un altro bacio, stavolta più lungo. Quando si staccò, la ragazza scosse la testa e aprì piano gli occhi. Sussultò nel trovarsi Daniel davanti e aprì la bocca, ma lui gliela tappò.
“Ti prego, non urlare!”-sussurrò. Lei annui, con gli occhi che cambiavano espressione: da spaventati diventavano incavolati. Appena lui le tolse la mano di bocca, si divincolò da lui.
“Che cavolo ci fai tu qui?!”-ringhiò.
“Te l’avevo detto che sarei venuto.”
“Avevi detto che scherzavi!”
“L’ho detto altrimenti tu avresti chiamato la polizia.”
“Non sono così idiota, come qualcuno che conosco!”
“Vedo che non sei contenta di vedermi.”
“E perché mai dovrei essere contenta di vedere un perfetto imbecille che sta insieme a ME nel MIO letto?!”
“Forse perché quel perfetto imbecille ti piace?”
“E a te chi l’ha detto che mi piaci?”
“Ehm… un certo Ricardo…”
“Brutto bastardo, hai letto il mio diario?!” Salome scattò a sedere e scese dal letto.
“Non ti arrabbiare… era la stessa cosa che leggere nella tua mente, solo che era già tutto scritto.”
“Vattene immediatamente di qui!”
“E perché dovrei?” Daniel si alzò a sua volta.
“Che domande cretine fai?!”
“Non eri tu che volevi sapere cosa ero?”
“E allora dimmelo e vattene!”
“Con le maniere cattive non si ottiene nulla.” Il ragazzo cominciò ad avvicinarsi a lei, ma la ragazza indietreggiò, fono ad arrivare alla porta del balcone. Daniel la raggiunse e le si piazzò davanti.
“Perché non mi lasci stare?”
“Te l’ho già detto!”
“E io dovrei credere alla cazzata sul piacerti?”
“Perché non dovresti? Tu e la tua autostima dovreste lavorare insieme ogni tanto.”
“Ma che spiritoso che sei.” Salome gli poggiò le mani sul petto e lo spinse via, ma senza successo. Daniel le prese le mani e gliele mantenne dietro la schiena. Ogni tentativo di Salome di liberarsi era inutile.
“Mi spieghi di cosa sei fatto?! Acciaio?!”-disse esasperata, sempre attenta a tenere la voce bassa.
”Sinceramente, non lo so nemmeno io!” Il ragazzo sorrise ancora.
“Che cosa sei?”
“Lo sai”
“Cosa?!”
“L’hai perfino scritto sul tuo diario” Il sorriso di Daniel si spense all’improvviso, ma continuò a tenerla contro la porta, con le braccia dietro.
Salome lo guardò sconcertata.
“Mi stai dicendo che in questo momento io sono imprigionata tra le braccia di un… vampiro?!”-balbettò. Daniel, per tutta risposta, la guardò e scoprì i denti. Per un momento Salome non vide niente, ma all’improvviso i canini si allungarono. La ragazza spalancò gli occhi dallo stupore. Il respiro le diventò affannato.
“Quindi non era vero? La storia che ti piacevo? La verità è che vuoi solo il mio sangue?”-domandò con un fil di voce. I canini di Daniel si ritrassero all’istante.
“Cosa?! Stai scherzando?!”-ringhiò.
“Ho la faccia di una che scherza?!”
“Allora vuol dire che stai delirando! Se avessi voluto bere il tuo sangue, l’avrei già fatto!” Salome cercò di liberare le braccia ma lui non la lasciò.
“Non mi credi vero?-chiese. La ragazza non rispose e abbassò gli occhi a guardare il colletto sbottonato della camicia di Daniel.-Dimmelo!”-la voce di Daniel era un ringhio. Le mantenne entrambe le braccia con una sola mano e con l’altra le sollevò la testa tanto quanto bastava per baciarla. Lei si oppose ancora e stavolta lui si staccò.
“Perché?-domandò disperato.-Perché non vuoi credermi?! Perché non vuoi credere che un ragazzo si può innamorare di te?”
“Non sai nemmeno cosa dici! Non puoi innamorarti di una persona solo conoscendola da due giorni!”
“Ah, no? E tu come fai a dirlo? Non credo che tu abbia mai amato…” Gli occhi di Salome si fecero lucidi.
“Forse no, ma so che l’amore non è una cosa con cui giocare! Non puoi affermare di esserti innamorato di una persona quando la conosci da poco più di due giorni!”
“Io invece ti dico che è possibile! Dopo aver letto i tuoi pensieri è come se ti conoscessi da tantissimo tempo. E ti amo. Ti amo anche se ti conosco da due giorni.” La ragazza scosse la testa e si divincolò, ma lui l’abbracciò, facendole mancare il fiato. La prese di peso e la portò verso il letto, facendola stendere.
“No, Daniel, lasciami! Non puoi fare sempre di testa tua.”-protestò lei.
“Non ti lascio finché non capisci che non sei un’emarginata!” Daniel la schiacciò sotto di sé e si sollevò appena sulle braccia per guardarla negli occhi. Si guardarono per un po’, in silenzio. Daniel si avvicinò con il proprio volto al suo lentamente, osservando attentamente il cambiamento della velocità del cuore di Salome. Le sfiorò le labbra lievemente, come aveva fatto prima. Le appoggiò delicatamente e fece un po’ pressione. Questa volta, finalmente, Salome non si oppose. Ricambiò il bacio prima titubante, poi, man mano con più forza, finché cominciò ad avere i brividi. Allora si staccò da lui e fece un profondo respiro.
“Vacci piano.”-disse, cercando di riprendere aria.
“Scusa.”-sorrise lui. Le prese la testa fra le meni e riprese a baciarla. La ragazza gli mise le braccia al collo e si strinse a lui. Fu un bacio lunghissimo, senza tempo. Daniel si staccò quando si accorse che Salome non ce la faceva più.
“Grazie.”-mormorò lei.
“Non ho ancora finito.” Daniel si riappropriò delle sue labbra quasi all’istante, mentre le mani scendevano lungo il collo e poi per le spalle. Quando raggiunsero i fianchi si fermarono e cominciarono la risalita. Quando le mani di Daniel le accarezzarono la schiena sotto la maglietta del pigiama, Salome sentì brividi in tutto il corpo. Lui la strinse di più a se e continuò ad accarezzarla, ma prima che arrivasse di nuovo ai pantaloni, lei gli fermò le manie si staccò da lui.
“Ho capito cosa vuoi fare, Daniel.”- sussurrò.
“Tu no?”
“No.”- si guardarono per un lungo istante.
“D’accordo, ho capito”- Daniel si rialzò a sedere, ma non smise di accarezzare la schiena della ragazza.
“Non potevi fare così, questo pomeriggio?”- scherzò.
“No, no”- rispose lei. Era stanca, lo si vedeva da lontano.
“Forse è meglio se dormi.”- disse lui.
“Si, decisamente.”- fu la risposta. Daniel si alzò dal letto e le diede un rapido bacio. Poi si diresse verso la porta del bagno.
“Daniel.”- disse lei, prima che potesse sparire dalla sua visuale.
“Si?”- si fermò lui.
“Non mi hai ancora detto quanti anni hai.”





P.s. Qst per ora è l'ultima parte che possiamo mettere del libro, xk nn lo stiamo più continuando ultimamente...
 
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Sixi XP
CAT_IMG Posted on 17/6/2009, 20:19




e e e... me lo lasciate così T.T no dovete per forza continuare! Lasciare così sul pù bello T.T
 
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CAT_IMG Posted on 18/6/2009, 21:49
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Mi dispiace, ma per un problema tecnico, (non riesco a trovare i fogli con il continuo :*ehm*: ), Daniel non sarà continuato per un breve periodo. Mi scuso ancora per questo breve impiccio (non preoccupatevi, già sto cercando i fogli.. xD).
Sono felice che Daniel abbia già delle fan. :*smack*:
 
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Aphrodithe
CAT_IMG Posted on 19/6/2009, 09:03




Dana DEVI trovare quei fogli!! Ci abbiamo messo un'eternità a scriverliiiii!!
 
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CAT_IMG Posted on 20/6/2009, 16:52
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vuoi dire che tu hai fatto 1 fatica a scriverli
 
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